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Sirio 18 - 24 novembre 2024
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Milano

«Portate gioia, responsabilità, senso di appartenenza alla Chiesa»

L’Arcivescovo ha conferito, in Duomo, il Mandato a catechiste e catechisti ai quali ha rivolto «un pensiero grato e un incoraggiamento»

di Annamaria Braccini

9 Settembre 2020

Accompagnati dalla gratitudine, dall’affetto e dall’incoraggiamento dell’Arcivescovo anche le catechisti e i catechisti della Diocesi, ripartono, all’inizio del nuovo Anno pastorale, con rinnovato entusiasmo, pur tra qualche difficoltà non nuova, le innegabili complessità imposte dalla pandemia e inedite modalità. Come quella che, per la prima volta, ha visto la consegna del Mandato, direttamente da parte del vescovo Mario, a coloro che operano per la Catechesi nell’Iniziazione cristiana dei piccoli. Un centinaio i presenti in Duomo e gli altri collegati via media.

«La terra e il seme. Un felice incontro che avviene nella Catechesi, tra chi semina la Parola di Dio e chi, con cuore aperto, la accoglie», dice, nel suo saluto introduttivo, don Antonio Costabile, responsabile del Servizio diocesano per la Catechesi, in riferimento al titolo della “4 Giorni Comunità Educanti” – appunto “Il seme e la terra” -, in svolgimento on line fino al 23 settembre. «Abbiamo vissuto e stiamo vivendo un tempo difficile e delicato. I rischi prevalenti possono essere lo scoraggiamento, un certo disagio, la paura di non poter affrontare tute le difficoltà. Le chiediamo di infonderci il coraggio e la passione educativa insieme alla gioia di annunciare la Buon notizia», conclude don Costabile, rivolgendosi al vescovo Mario la cui riflessione è una sorta di sintesi di alcuni modi di interpretare la missione catechistica. Infatti, sono i nomi allusivi di 4 immaginarie catechiste – Piera, Rosa, Letizia, Costanza – e di un loro giovane collega, Ambrogio, a disegnare il senso simbolico di una presenza vissuta con stili diversi, ma sempre mostrando con «ammirabile resistenza», “Il miracolo delle catechiste” come si intitola la Lettera che il vescovo Mario ha voluto indirizzare loro e della quale letto un breve brano.

L’intervento dell’Arcivescovo

«Do volentieri il mandato, per quest’anno, alla catechista Piera. Si chiama Piera, ma significa Pietra. Piera è quella che c’è e c’era. Anche i ragazzi che sono là, seduti al bar, e non si accorgono neppure della processione del Corpus Domini, quando passa la Piera hanno un saluto affettuoso e mentre lei sorride, ha una stretta al cuore: “Perché li abbiamo perduti?”». È la domanda che tanti hanno e che, comunque, non dissuade da essere un punto fermo in parrocchia.

​E c’è Rosa che, come il fiore di cui porta il nome, talora «ha qualche spina».

«La catechista Rosa è informata sulle proposte diocesane e partecipa volentieri anche se si domanda perché il prete sia scettico e non incoraggi la formazione delle catechiste. Sono contento e grato di dare il mandato alla catechista Rosa, anche se raccomando che le sue spine non siano troppo pungenti.

La terza, come tutte le donne deve fare le acrobazie tra il lavoro e la famiglia e si chiama Letizia «forse perché conosce l’arte di seminare gioia e cerca di mostrare che la verità cristiana è bella, buona, insegnando con precisione»; perché si chiede «se il risultato non è la gioia, che Vangelo é?».

Ancora, Costanza che, fedele al suo nome, «non si rassegna mai», credendo nel decisivo coinvolgimento dei genitori, che sono i primi educatori, ma essendo convinta anche che «tutti quelli che si dedicano agli stessi ragazzi devono sentirsi parte della stessa comunità educante». Quindi, si fa presente nelle famiglie per le feste e per problemi. «Non sempre trova risposta, ma l’indifferenza non la scoraggia, di fronte all’estraniazione non si rassegna. Non è che non le costi fatica, ma ogni volta ricomincia con buona volontà».

L’ultimo (forse, non è un caso) è il fascinoso Ambrogio, il giovane dell’Azione Cattolica, l’unico maschio del gruppo che dice il suo “eccomi” con entusiasmo. «Ambrogio fa bene il suo mestiere, nel disegnare ha una mano che incanta e la sua abilità nel lavorare con la carta è leggendaria. Ogni cosa, tutto, serve per far passare messaggi. Anche mentre si costruiscono il presepe o il lavoretto per la festa del papà, legge il Vangelo, prepara ai Sacramenti dell’Iniziazione cristiana».

È lo stesso Arcivescovo a spiegare, infine: «In queste immagini un po’ fantastiche vorrei riassumente tutti i catechisti della Diocesi, raggiungere tutti, con un pensiero grato, un incoraggiamento e con l’invito a trovare gioia anche nei momenti in cui ci sono più fatiche e meno soddisfazioni. E, perciò, coraggio».

Poi, il conferimento del Mandato, la recita corale della Preghiera dei Catechisti di don Tonino Bello, la preghiera e la benedizione. La consegna finale è ancora alla gioia, alla responsabilità nell’accompagnare ragazzi e ragazze «a portare il senso di appartenenza a una Chiesa che non vuole lasciarvi soli».

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