Durante le prossime celebrazioni natalizie, nelle chiese del patriarcato latino di Gerusalemme, si pregherà per la fine della guerra a Gaza e in Libano. Oltre che per tutti quei Paesi attanagliati da conflitti e tensioni. Lo ha affermato il cardinale Pierbattista Pizzaballa, in Giordania, durante un recente incontro con i sacerdoti.
Sempre riferendosi al prossimo Natale, il Patriarca dei latini ha auspicato che – diversamente dallo scorso anno, quando le celebrazioni rimasero confinate ai riti religiosi – quest’anno sia celebrato al meglio, soprattutto a Betlemme, con preghiere e riti religiosi per la pace e la giustizia in Palestina e Libano. Dal Patriarca è giunto anche l’invito ad allestire mercatini di beneficenza il cui ricavato sia destinato ai poveri.
La Chiesa di Milano – da sempre a fianco dei fratelli di Terra santa e in desiderosa attesa della ripartenza dei pellegrinaggi verso quella destinazione – si unirà al flusso di preghiera sollecitato. Nella consapevolezza, tuttavia, che, come ha ammesso lo stesso Pizzaballa, la strada verso la pace è ancora lunga. L’unica speranza immediata è il raggiungimento di un cessate il fuoco e la possibilità che arrivino gli aiuti umanitari ai più bisognosi. Anche in questo secondo obiettivo gli ambrosiani restano proattivi nei confronti della Chiesa Madre.
Sono diverse le iniziative che parrocchie e associazioni, con sede in diocesi di Milano, propongono lungo l’anno, per assicurare un sostegno continuativo a quelle comunità. Tra le tante – poiché collettrice di progetti diversi e legata all’intraprendenza di un sacerdote ambrosiano, accompagnatore di pellegrini con l’agenzia Duomo viaggi – segnaliamo quella di don Andrea Zolli, che opera a Lissone.
L’elenco stilato dal sacerdote descrive nove progetti di comunità cristiane in Terra Santa (vedi qui), con l’auspicio di trovare gemellaggi affinché siano raggiunti i risultati indicati. Don Zolli (cell. 333.9142493, email zolli.aa@tiscali.it) è a disposizione di quanti vorranno aderire all’iniziativa, assumendo, in toto o in parte, il disegno.
Gli aiuti arriveranno in maniera diretta ai destinatari, come si evince dalla conoscenza degli indirizzi dei singoli soggetti. Oltre che dalle parole del prete stesso: «L’amicizia che mi stringe loro non mi lascia indifferente. L’unica cosa che posso fare è far conoscere alle comunità parrocchiali, alle associazioni e ai privati le loro realtà con i loro bisogni, nella speranza di creare ponti tra le nostre e le loro comunità. Ne hanno bisogno per non sentirsi abbandonati e per poter resistere nella testimonianza cristiana che in quella terra è messa seriamente a rischio».
Un dato, quest’ultimo, precisato anche da fra Rami Asakrieh, della parrocchia latina di Santa Caterina, una delle destinatarie del progetto: «Il numero delle famiglie cattoliche a Betlemme è nettamente diminuito. Al momento la nostra parrocchia conta solo 1.488 famiglie cristiane palestinesi. Vivono come minoranza all’interno della città e costituiscono il 17% della popolazione, in base alle ultime statistiche. In passato erano invece il 90%».
«L’urgenza – continua il frate – è per le famiglie con bambini piccoli, per poterle aiutare ad acquistare cibo di prima necessità e tutto l’occorrente per la loro quotidianità. Ma non dobbiamo dimenticarci degli anziani che non sono in grado di acquistare medicinali o di prepararsi all’inverno con stufe e coperte. Purtroppo, nei Territori occupati non esiste alcun sostegno da parte dello Stato per le famiglie e gli anziani, non esiste alcuna assistenza sanitaria».
Il Natale ha una geografia propria che non può essere scordata.