Marituba e Macapà, luoghi storici dell’opera di Marcello Candia, sono state tappe obbligate per la piccola delegazione della Fondazione Candia recatasi in Brasile nelle scorse settimane.
Alla fine degli anni Sessanta, alla periferia di Belém (capitale del Pará), Candia aveva conosciuto la colonia di Marituba, «dove tanti lebbrosi erano di fatto reclusi in mezzo alla foresta amazzonica – racconta don Antonelli -. Insieme a monsignor Aristide Pirovano, missionario del Pime e vescovo che lo raggiunse qualche anno più tardi, contribuì a trasformare quel ghetto disumanizzante. Oggi il lebbrosario si chiama Abrigo (rifugio) ed è una bella struttura ospedaliera, una sorta di Rsa in mezzo al verde, dove risiedono una quarantina di lebbrosi».
Sempre a Marituba don Mario e Marina Lazzati hanno visitato anche il grande ospedale Divina Providencia dell’Opera Don Calabria, fiore all’occhiello per tutto il Parà, che da qualche anno dispone anche di una terapia intensiva e di un centro per la dialisi. «Una delle nuove realtà che abbiamo visitato – continua don Antonelli – è il Centro alternativo di cultura (Cac): qui un gruppo di giovani adulti opera per sensibilizzare sulla cultura locale e le tradizioni e così resistere al fascino di un pensiero unico e di una cultura globalizzata che finisce per azzerare le differenze». I loro ispiratori sono Sant’Ignazio di Lojola e Paulo Freire, un grande pedagogista brasiliano.
La novità più grande, che coinvolgerà direttamente la Diocesi di Milano e quella di Brescia, riguarda Macapà. Nella futura parrocchia che sarà intitolata a San Paolo VI, giungeranno in ottobre o novembre tre preti fidei donum, due ambrosiani e un bresciano. «Il vescovo di Macapà, Pedro Conti, è molto contento, anche perché lavoreranno in un’area relativamente nuova della città, dove centinaia e centinaia di famiglie andranno ad abitare nelle case popolari». La chiesa esiste già, ma è fatiscente e andrà ristrutturata.
A Macapà non poteva mancare la visita all’ospedale San Luigi e San Camillo, fondato da Candia negli anni Sessanta. Qui la Fondazione sostiene le scuole materne, gestite dalla diocesi locale, per un totale di 1500 alunni; il Centro ambulatoriale dei Cappuccini (che nei prossimi mesi apriranno un reparto oculistico per eseguire migliaia di operazioni di cataratta a titolo gratuito); la scuola agricola con la presenza di tanti giovani; la Casa da hospidalidade che accoglie centinaio di minori con gravi disabilità a livello psichico, assistiti dalle Piccole Suore della Divina Provvidenza e dal personale laico. Prima di morire nel 1983 Candia lasciò come consegna che, se la Fondazione fosse entrata in crisi o si fosse estinta, la casa di ospitalità avrebbe dovuto essere l’ultimo luogo da abbandonare.