Ogni settimana due quintali di frutta e verdura destinati a essere buttati via vengono rimessi nel circuito della solidarietà grazie a un accordo tra i Mercati Generali di Milano e Caritas Ambrosiana. È il principale risultato del sistema di recupero delle eccedenze alimentari messo in piedi dall’ente diocesano a due anni dall’apertura del Refettorio Ambrosiano, 4 giugno 2015.
Ogni sera i grossisti conferiscono nella piazzola di Caritas Ambrosiana ai Mercati Generali la merce invenduta che non potrebbe essere messa sui banchi il giorno successivo. Da qui i bancali vengono prelevati dai volontari di Caritas Ambrosiana e inviati in due direzioni.
Una parte della frutta e della verdura recuperate viene portata al Refettorio Ambrosiano, dove è servita a tavola tal quale o cucinata per circa 90 ospiti assistiti ogni sera dall’ente caritativo. Un’altra parte viene portata a Lecco dove una cooperativa, Il Grigio, la trasforma in conserve e minestre surgelate. I prodotti così trasformati vengono poi ridistribuiti a chi ne ha bisogno attraverso i pacchi viveri confezionati dalle parrocchie e gli Empori della Solidarietà (supermercati dove si acquista senza denaro, ma con una tessera a punti) di Cesano Boscone, Varese e Garbagnate.
Il recupero del fresco è uno dei tratti distintivi del sistema di raccolta messo in piedi da Caritas Ambrosiana. Potendo contare su una rete presente capillarmente sul territorio – le parrocchie, a cui si rivolgono le persone in difficoltà -, l’ente diocesano ha accorciato le distanze tra chi produce le eccedenze e i potenziali beneficiari. Proprio la creazione di questa “filiera corta del recupero” permette di salvare dallo spreco i prodotti più facilmente deperibili, come appunto frutta e verdura.
Tuttavia il fresco è solo la punta di diamante della filiera corta del recupero delle eccedenze. Oltre ai Mercati Generali, il sistema annovera diversi nomi di punta del settore food: aziende della grande distribuzione, produttori, imprese della ristorazione. Complessivamente tutte queste partnership consentono di recuperare a fini solidaristici non solo frutta e verdura, ma anche pasta, riso, carne, per una quantità che all’anno ammonta a 1600 tonnellate di cibo.
«Dall’inizio della crisi le richiese di aiuti alimentari sono aumentate del 30% – osserva Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana -. Questa esplosione di domanda ci ha costretto a riorganizzarci e a trovare un modo nuovo di approvvigionamento delle parrocchie che rischiavano di venire sopraffatte o di spendere tutte le loro risorse per la distribuzione di cibo. Nel 2015, poi, è arrivato Massimo Bottura con la sua idea di cucinare le eccedenze alimentari prodotte da padiglioni di Expo Milano 2015. Questi due fatti quasi concomitanti hanno dato vita a tutto il resto».
Proprio dall’incontro con lo chef stellato e il direttore artistico Davide Rampello è nata l’idea di ristrutturare un vecchio teatro abbandonato alla periferia della città e di farne non una semplice mensa dei poveri, ma un refettorio, un posto dove gli scarti potevano essere appunto rifatti (come dice l’etimologia del nome) e trasformati in eccellenze, con intelligenza e creatività. Così, per i sei mesi dell’Esposizione, i più grandi chef del mondo sono venuti al Refettorio Ambrosiano a cucinare le eccedenze alimentari per i poveri che nel frattempo trovavano un posto dove venivano trattati non come gli ultimi della fila.
Finita Expo, il Refettorio è rimasto. Da qui è nata così una filiera del recupero alimentare che vede nel Refettorio il suo perno, ma non più il canale esclusivo di ridistribuzione. Una filiera il cui tratto distintivo è di essere corta: perché consente di portare le eccedenze da dove si producono alla tavola di chi ha bisogno.