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Sirio 01 - 10 novembre 2024
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Migranti

Il realismo cristiano e il naufragio della politica

Fallito il ricollocamento previsto dalle direttive europee (solo 1.000 persone su 65.000), il segretario della Cei, monsignor Nunzio Galantino, nell’intervista con “La Repubblica, propone la creazione di un sistema di “corridoi umanitari”

di Gian Carlo PEREGO direttore generale Fondazione Migrantes

7 Giugno 2016

«Il sonno della ragione genera mostri». Questa frase pronunciata dal grande costituzionalista Piero Calamandrei può aiutarci a leggere alcune reazioni politiche all’intervista al quotidiano La Repubblica del Segretario generale della Cei. Monsignor Nunzio Galantino nell’intervista partiva dalla crescita drammatica del numero degli arrivi e di morti in mare di migranti in fuga e che guardano all’Europa, per ricordare da una parte le ragioni economiche e politiche internazionali che sono alle origini delle migrazioni forzate oggi (guerra, disastri ambientali, sfruttamento, tratta…) e, dall’altra, per proporre la creazione di un sistema europeo e mondiale di “corridoi umanitari”, previsti dal diritto internazionale, che diventassero una sorta di collocamento guidato e in sicurezza dei richiedenti asilo, che sostituisse il purtroppo fallito loro ricollocamento previsto dalle direttive europee (solo 1.000 persone su 65.000 ).

Un’azione politica efficace, condivisa – quella dei “corridoi umanitari” – che avrebbe, tra l’altro, inferto un duro colpo ai trafficanti di esseri umani, primi finanziatori del terrorismo internazionale: un’azione che “il sonno della ragione» non ha preso in considerazione. Come non sono state prese in considerazione le riserve sulla creazione di “hot spot galleggianti» nel Mediterraneo – tra l’altro in questi giorni condivise da tutte le Organizzazioni internazionali e dagli stessi organismi europei – semplicemente perché non sarebbe tutelato il diritto personale alla protezione internazionale, ma anche perché non sarebbe chiarito il destino di chi non si vedesse riconosciuto tale diritto. La poca attenzione, poi, alle esperienze di cooperazione internazionale della Chiesa – forte di oltre 40 anni di progetti e microrealizzazioni di Caritas italiana e della Focsiv, con 12.000 operatori e volontari nei Paesi più poveri del mondo – e alla proposta di rafforzare progetti di rimpatrio assistito – laddove è possibile – e di creare le condizioni di una vita dignitosa nei Paesi di origine dei migranti, dimostra come “aiutiamoli a casa loro” per qualcuno è più uno slogan elettorale, un’opinione qualunquista o, peggio ancora, un modo nuovo per creare semplicemente dei campi profughi nei Paesi di origine o disponibili all’accoglienza (è ancora triste il ricordo dei campi profughi in Libia dopo le primavere arabe del 2011, dove sono spariti centinaia di giovani, di cui ancora oggi le madri del Marocco e della Tunisia sperano di ritrovare almeno i corpi).

Infine, il Segretario generale della Cei invitava a ripartire dalla legalità, da un permesso di soggiorno per protezione umanitaria per chi non ha diritto all’asilo – previsto dalla legislazione vigente in tema di immigrazione e asilo – a coloro che oggi – circa 100.000 persone – sono ospiti nei centri Cas e Cara, così da evitare ulteriori storie di sfruttamento che indegnano l’opinione pubblica quando capitano in Turchia, ma passano sotto silenzio quando sono a casa nostra: un modo intelligente per valorizzare percorsi di accoglienza in atto e risorse impegnate. Invece, “il sonno della ragione”, alimentato da superficialità, interessi elettorali, populismi di maniera, continua a generare “mostri”: morti innocenti, sfruttamento, abbandono, muri e conflittualità sociale. Ancora una volta ai naufragi che generano morte corrisponde il naufragio di una politica demagogica.