Al termine dell’udienza generale del mercoledì – nella quale ha limitato gli interventi a causa di un leggero stato influenzale – papa Francesco ha lanciato un ennesimo appello a non dimenticare «i popoli che soffrono a causa della guerra: Ucraina, Palestina, Israele e tanti altri».
«Preghiamo per le vittime dei recenti attacchi contro i luoghi di culto, come pure per la popolazione di Haiti, dove continuano i crimini e i sequestri delle bande armate», ha proseguito il Papa, che ha ricordato inoltre che il 1° marzo ricorre il 25° anniversario della Convenzione sull’interdizione delle mine anti-persone, «che continuano a colpire civili, innocenti, in particolare bambini, anche molti anni dopo la fine delle ostilità. Esprimo la mia vicinanza alle numerose vittime di questi subdoli ordigni, che ci ricordano la drammatica crudeltà delle guerre e il prezzo che le popolazioni civili sono costrette a subire», le parole del Papa, che ha ringraziato «tutti coloro che offrono il loro contributo per assistere le vittime e bonificare le aree contaminate. Il loro lavoro è una risposta concreta alla chiamata universale ad essi operatori di cura dei nostri fratelli e sorelle».
Poi, nell’udienza al Sinodo della Chiesa patriarcale armena di Cilicia, a Roma in pellegrinaggio presso la tomba degli Apostoli Pietro e Paolo, dopo la ricorrenza di San Gregorio di Narek, Dottore della Chiesa, ha ribadito: «Basta!». Basta con le guerre e con i massacri che continuano a avvicendarsi nel mondo fin dalla prima guerra mondiale: «Doveva essere l’ultima e gli Stati si costituirono nella Società delle Nazioni, “primizia” delle Nazioni Unite, pensando che ciò bastasse a preservare il dono della pace. Eppure da allora, quanti conflitti e massacri, sempre tragici e sempre inutili».
Il Santo Padre si dice vicino alle sofferenze della popolazione nel Nagorno-Karabakh, con le parole ma soprattutto «con la preghiera». E rivolge un pensiero «alle numerose famiglie sfollate che cercano rifugio! Tante guerre, tante sofferenze», sottolinea.