«Aspettiamo il Papa con tutto il cuore con la speranza che possa darci e dare al mondo un contributo di pace e di solidarietà». Così monsignor Adelio Dell’Oro, ambrosiano d’origine, vescovo di Karaganda, commenta l’annuncio ufficiale del viaggio apostolico di Papa Francesco in Kazakhstan dove, dal 13 al 15 settembre, visiterà la città di Nur-Sultan in occasione del VII Congress of Leaders of World and Traditional Religions.
«Aspettavamo con ansia questa dichiarazione ufficiale che è stata data sia dalla Santa Sede sia dal presidente del Kazakhstan – dice il Vescovo -. Il programma ufficiale ancora non c’è. Posso dire comunque che il governo ha chiesto ai presidenti di tutte le regioni del Paese di dare la disponibilità ad aiutare chi deciderà di andare all’incontro il Papa e di sostenerli in ogni modo, persino con i trasporti».
L’udienza a Roma
Già sul volo di ritorno dal Canada, il Papa aveva espresso il desiderio di poter andare in Kazakhstan per il Congresso dei leader delle religioni mondiali. Il Vescovo conferma questa determinazione: «Sono stato a Roma il 14 luglio in occasione dei miei 50 anni di ordinazione sacerdotale con i miei compagni di ordinazione – eravamo una ventina della diocesi di Milano (leggi qui, ndr) – e il Papa ci ha regalato a Santa Marta due ore di incontro molto familiare. Quando è toccato a me parlare, gli ho detto che lo stavamo aspettando con ansia in Kazakhstan e lui mi ha espresso il desiderio di poterci venire. In Canada, è andato. Se adesso hanno dato l’annuncio ufficiale, vuol dire che il Papa è deciso a venire».
Incontro con il Patriarca?
«Il Kazakhstan – aggiunge il Vescovo – è un Paese dove vivono persone che appartengono a più di 130 nazionalità diverse e moltissime religioni. È pertanto per papa Francesco una possibilità ecumenica molto grande. In più, sembra che a questo Congresso verrà anche il Patriarca Kirill. Potrebbe quindi essere anche un’occasione perché i leader delle due Chiese si incontrano qui dopo l’incontro a Cuba e dopo quella conversazione online che hanno avuto in marzo. Speriamo che questo incontro possa avvenire». Rispetto al conflitto ucraino, il vescovo Dell’Oro ricorda che a giugno c’è stato un incontro dei Paesi dell’ex Unione Sovietica a San Pietroburgo e il presidente del Kazakhstan ha ufficialmente dichiarato davanti al presidente Putin di non riconoscere le due Repubbliche del Donbass. «È stata una posizione molto delicata – osserva il Vescovo -, perché da un lato questa dichiarazione pone il Kazakhstan contro la guerra, ma dall’altro ci sono legami molto forti sia con la Russia, sia con la Cina, da un punto di vista economico soprattutto. È pertanto una posizione delicata, ma altrettanto chiara».
Il precedente di Giovanni Paolo II
I vescovi stanno ora aspettando il programma ufficiale «per poter cominciare realmente a muoverci anche in diocesi». Già tre anni fa, in occasione della loro visita ad limina, i vescovi del Kazakhstan avevano invitato il Santo Padre. «Anche il presidente del Kazakhstan, Tokayev, l’ha ufficialmente invitato al Congresso dei leader mondiali delle religioni tradizionali e a questo invito ufficiale il Papa ha detto sì». Era il 2001 quando Giovanni Paolo II compì un viaggio apostolico nel Paese. «Ventuno anni fa c’era nella gente una grande curiosità di incontrare il Papa di Roma – ricorda oggi monsignor Dell’Oro -. Oggi la globalizzazione, soprattutto a livello giovanile, ha smorzato questa curiosità, però penso che la gente sia al corrente di quello che sta succedendo nel mondo molto di più rispetto a prima e che ci sia questo desiderio di incontrare una persona che ha una voce autorevole a livello mondiale».