Papa Francesco pellegrino di pace e di riconciliazione: sta in questa espressione il senso del 40mo viaggio internazionale di Jorge Mario Bergoglio, che lo porterà prima nella Repubblica Democratica del Congo e poi in Sud Sudan.
Terre provate da lunghi conflitti, così le ha definite il Pontefice all’Angelus di domenica 29 gennaio, ringraziando quanti si stanno adoperando per la preparazione di questa visita, a lungo desiderata e rimandata dal luglio 2022 per la recrudescenza degli scontri e a causa dei motivi di salute del Papa.
Il viaggio, in programma dal 31 gennaio al 5 febbraio, toccherà la Repubblica Democratica del Congo che, specie nell’area a est, soffre per i combattimenti e per lo sfruttamento, e il Sud Sudan, «dilaniato da anni di guerra ha detto il Papa all’Angelus – che non vede l’ora che finiscano le continue violenze che costringono tanta gente a vivere sfollata e in condizioni di grande disagio».
Nel segno dell’ecumenismo
Una visita dalla forte impronta ecumenica per la presenza, in Sud Sudan, dell’arcivescovo di Canterbury Justin Welby e del moderatore dell’assemblea generale della Chiesa di Scozia, Iain Greenshields. Insieme ai quali, ha aggiunto Bergoglio che incontrerà anche il presidente Salva Kiir, «vivremo da fratelli un pellegrinaggio ecumenico di pace». L’auspicio, confermato anche da una intervista del Segretario di stato cardinale Parolin ai media vaticani, è che il viaggio del Papa aiuti a promuovere la cessazione delle violenze, segnando un punto di svolta nelle vicende spesso tragiche di questi Paesi.
Francesco sarà il primo Pontefice a ritornare nella Repubblica Democratica del Congo, dopo la visita di 37 anni fa di San Giovanni Paolo II, mentre per il Sud Sudan sarà la prima volta di un Papa in una nazione divenuta indipendente solo nel 2011. La prima trasferta internazionale di Francesco nel 2023 non offrirà motivi di preoccupazione quanto alla sicurezza perché – stando al direttore della Sala Stampa vaticana, Matteo Bruni – le autorità locali si stanno impegnando molto per garantire misure adeguate su questo fronte. Tanto è vero che Francesco girerà in auto scoperta nel corso dei diversi appuntamenti e incontrerà rappresentanti delle istituzioni, delle Chiese e delle società locali, tra cui le vittime della parte orientale della Repubblica Democratica del Congo e gli sfollati interni del Sud Sudan. Due eventi che si preannunciano toccanti.
Sette i discorsi previsti a Kinshasa e cinque a Juba, tutti in italiano. In particolare, la Messa del 1° febbraio nell’aeroporto congolese di Kinshasa-Ndolo, che sarà celebrata secondo il rito zairese del Messale romano, vedrà la partecipazione di almeno un milione e mezzo di persone, tante quante ne può contenere l’area. Mentre a Juba, capitale del Sud Sudan, c’è molta attesa per l’incontro nella Freedom Hall tra il Vescovo di Roma e il gruppo di sfollati interni, che solo nell’area sono accampati in 33 mila nelle basi delle missioni Onu. Tra loro, i bambini di Bentiu, capitale dello stato di Unity, devastata da alluvioni ed epidemie di colera.