Da Vatican News
«Poco fa, passando in mezzo a voi, ho incrociato sguardi pieni di gioia e pieni di speranza. Grazie per questo abbraccio così intenso e bello»: così papa Francesco ieri mattina in Piazza San Pietro. Circa 60 mila soci e amici dell’Azione Cattolica Italiana provenienti da tutta Italia sono arrivati qui per incontrarlo, per ascoltare la sua parola e fare festa insieme a lui. Adulti, giovani e ragazzi hanno viaggiato diretti a Roma con oltre 600 pullman, ma anche in treno e con migliaia di auto, con la voglia di costruire un futuro di pace e di speranza, impegnati a essere discepoli e missionari, corresponsabili della costruzione del bene comune. «A braccia aperte», il titolo dell’incontro che vuol esprimere questo camminare insieme valorizzando le diversità e andando incontro agli uomini e alle donne di oggi.
Francesco arriva alle 9.45. Dopo un lungo giro in papamobile, il Papa prende la parola: «L’abbraccio è una delle espressioni più spontanee dell’esperienza umana», afferma, facendo riferimento al tema dell’incontro. Per ognuno di noi, al primo abbraccio dei genitori ne seguono tanti altri, ma la nostra vita è soprattutto «avvolta dal grande abbraccio di Dio, che ci ama, ci ama per primo». Tre i tipi di abbraccio che Francesco dice di voler proporre alla riflessione dei presenti, «l’abbraccio che manca, l’abbraccio che salva, l’abbraccio che cambia la vita».
L’abbraccio che manca
«Non sempre i sentimenti di amicizia e di accoglienza che l’abbraccio manifesta sono compresi e accettati nelle società – afferma il Papa -, spesso trovano resistenza e opposizione fino ad arrivare ai conflitti: Sì, all’origine delle guerre ci sono spesso abbracci mancati o rifiutati, a cui seguono pregiudizi, incomprensioni e sospetti, fino a vedere nell’altro un nemico. E tutto ciò purtroppo, in questi giorni, è sotto i nostri occhi, in troppe parti del mondo! Con la vostra presenza e con il vostro lavoro, invece, voi potete testimoniare a tutti che la via dell’abbraccio è la via della vita».
L’abbraccio che salva
C’è poi l’abbraccio che è salvezza: succede quando ai valori positivi insiti in questo gesto si aggiunge la dimensione della fede al cui centro c’è proprio «l’abbraccio misericordioso di Dio che salva» e che Gesù morendo in croce ci ha dimostrato donando la sua vita. E questo, afferma Francesco, «perché anche noi impariamo a fare lo stesso».
«Perciò, non perdiamo mai di vista l’abbraccio del Padre che salva, paradigma della vita e cuore del Vangelo, modello di radicalità dell’amore, che si nutre e si ispira al dono gratuito e sempre sovrabbondante di Dio. Fratelli e sorelle, lasciamoci abbracciare da Lui, come bambini. Ognuno di noi ha nel cuore qualcosa di bambino che ha bisogno di un abbraccio. Lasciamoci abbracciare dal Signore. Così, nell’abbraccio del Signore impariamo per poter ad abbracciare gli altri».
L’abbraccio che cambia la vita
Il Papa ricorda che molte volte un abbraccio dato e ricevuto ha cambiato una vita. Come è accaduto a Francesco d’Assisi, per esempio, che decise di seguire Cristo «dopo aver stretto a sé un lebbroso». Questo è valido anche per la vostra associazione, sottolinea Francesco, «che trova il denominatore comune proprio nell’abbraccio della carità, unico contrassegno essenziale dei discepoli di Cristo». La raccomandazione è allora che sia la carità «a plasmare ogni vostro sforzo e servizio, perché possiate vivere fedeli alla vostra vocazione e alla vostra storia» e per porre segni concreti di cambiamento a tutti i livelli della vita sociale. Il Pontefice prosegue: «Allora, fratelli e sorelle, la “cultura dell’abbraccio”, attraverso i vostri cammini personali e comunitari, crescerà nella Chiesa e nella società, rinnovando le relazioni familiari ed educative, rinnovando i processi di riconciliazione e di giustizia, rinnovando gli sforzi di comunione e di corresponsabilità, costruendo legami per un futuro di pace».
Siate «atleti e portabandiera di sinodalità»
Papa Francesco si avvia alla conclusione del suo discorso facendo un riferimento al Sinodo, un pensiero suggerito dal vedere così tante persone riunite insieme. Il percorso sinodale, ricorda il Papa, giunge ormai alla sua terza tappa, «la più impegnativa e importante, quella profetica» che significa tradurre il lavoro fatto fin qui «in scelte che diano slancio e vita nuova alla missione della Chiesa nel nostro tempo». E aggiunge: «Ma la cosa più importante di questo Sinodo è la sinodalità. Per questo c’è bisogno di gente forgiata dallo Spirito, di “pellegrini di speranza”, di uomini e donne sinodali, che sappiano dialogare, interloquire, cercare insieme, come dice il tema del Giubileo ormai vicino, uomini e donne capaci di tracciare e percorrere sentieri nuovi e impegnativi. Vi invito dunque a essere “atleti e portabandiera di sinodalità”, nelle diocesi e nelle parrocchie di cui fate parte, per una piena attuazione del cammino».
L’Assemblea
Nel pomeriggio, a Sacrofano, si è aperta la XVIII Assemblea nazionale elettiva dell’associazione per eleggere il Consiglio nazionale per il triennio 2024-2027. Ad aprire i lavori che si concluderanno giovedì 28 aprile, l’intervento di monsignor Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Azione Cattolica Italiana, mentre il segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, ha celebrato la Messa alle 19.30. All’assemblea saranno presenti inoltre il cardinale Kevin Joseph Farrell, prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, il cardinale Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi, il presidente della Cei cardinale Matteo Zuppi e il cardinale Mario Grech, segretario generale della Segreteria generale del Sinodo.