Pubblicato da pochi giorni, il Direttorio per i Consigli di Comunità pastorale e parrocchiale è un documento importante e atteso (leggi qui). Ma di cosa si tratta in specifico? A spiegarlo è monsignor Marino Mosconi, cancelliere arcivescovile che ne ha redatto il testo.
Quali sono gli scopi del Direttorio?
Il Direttorio, nel suo senso proprio, è lo strumento con cui tracciare il cammino, proprio per questo è necessario per la vita dei Consigli ed è pertanto una realtà che la nostra Diocesi conosce da più di 50 anni, da quando sono stati costituiti i primi Consigli pastorali. L’aggiornamento presente è conseguenza, in particolare, degli ultimi atti normativi della vita della nostra Chiesa: il Sinodo minore “Chiesa dalle genti”, ma anche il Direttorio per le Comunità pastorali. Il documento approvato è frutto di un lavoro condiviso con il Consiglio pastorale diocesano e con il Consiglio presbiterale, di cui il Consiglio episcopale milanese ha fatto, poi, sintesi.
Quali sono le novità proposte nelle 7 parti in cui il testo si articola?
Vi sono diverse novità – sarebbe troppo lungo enumerarle e illustrarle in questa sede – però, certamente, una significativa riguarda la modalità di composizione dei Consigli, con la semplificazione di alcune indicazioni, al fine di rendere più praticabili le elezioni (dei due terzi della componente non di diritto) e più condivisa la procedura prevista per la designazione (degli altri consiglieri). Altre novità rilevanti riguardano il metodo di lavoro, con l’obbligo di costituire una Giunta, per decidere insieme ogni volta quale metodo di lavoro adottare, scegliendo tra una pluralità di possibilità (in allegato al Direttorio si cita, ad esempio, la conversazione nello spirito). Inoltre, sono state inserite nuove avvertenze relative ai rapporti che devono intercorrere tra il Consiglio pastorale e il Consiglio degli Affari economici e si insiste sulla prospettiva di una più efficace comunicazione con tutti i fedeli della parrocchia (della Comunità pastorale), anche in ambito economico, in particolare mediante l’invito a stilare il cosiddetto “Bilancio di missione”. Si presentano infine alcune indicazioni, che consentono di curare i rapporti con le Assemblee sinodali decanali e con le Commissioni decanali.
Nel Direttorio si sottolinea anche l’importanza dei Consigli per gli affari economici…
Certamente, questa è un’attenzione che deriva dal nesso che unisce profondamente l’aspetto economico e l’aspetto pastorale. La Chiesa è una sola: la gestione delle risorse non è puramente un fatto strumentale, ma è uno dei modi con cui la comunità cristiana esprime la sua identità e, quindi, Consigli pastorali e degli affari economici dovranno agire in una stretta collaborazione.
Nel messaggio con cui l’Arcivescovo accompagna la pubblicazione del Direttorio si parla di un’originalità dei cristiani contro l’individualismo galoppante e la deresponsabilizzazione. Partecipare al cammino verso il rinnovo dei Consigli è un modo per vivere questa originalità?
Sì. L’originalità si ritrova all’interno della problematica dei nuovi Consigli in due dimensioni. La dimensione comunionale, che emerge già nella modalità prevista per la costituzione dei Consigli. Nella Chiesa, rispetto alle società civile, vivere l’esperienza dell’elezione dei nuovi Consigli pastorali, non significa infatti evocare il confronto e al limite lo scontro tra diversi orientamenti, ma vivere un esercizio di comunione, che deriva ultimamente dal dono dello Spirito. Vi è poi una seconda dimensione fondamentale: la missione, perché la comunità cristiana esiste per annunciare, per diffondere il Vangelo. Lo strumento dei Consigli aiuta le parrocchie e comunità parrocchiali a essere missionarie, in quanto orienta le scelte di vita della comunità cristiana, così che siano più autenticamente evangeliche e quindi attrattive verso gli uomini e le donne del nostro tempo.
Nelle celebrazioni della domenica si chiede che venga recitata un’intenzione di preghiera riguardante il cammino per il rinnovo dei Consigli. Questo indica che il Direttorio è, come è ovvio, un testo formale, ma che si nutre di spiritualità?
Sì, è uno strumento della dimensione canonica della Chiesa e questo indica, al tempo stesso, una dimensione giuridica e una teologica che si alimentano entrambe al fuoco vivo dello Spirito. Questa dimensione spirituale è sottolineata in un passaggio del nuovo Direttorio (al n. 33), laddove si evidenzia che «ogni sessione del consiglio è chiamata ad avere lo stile e la prospettiva dell’incontro eucaristico».
Chi volesse candidarsi come membro dei prossimi Consigli pastorali, cosa deve fare?
Le modalità concrete (per l’autocandidatura spontanea, ma anche per suscitare nuove candidature) saranno indicate in ogni realtà dalla Commissione preparatoria. L’elemento sorgivo di ogni scelta di questo tipo, sulla base della condivisione dei valori e dei principi cristiani, è costituito dalla passione per la Chiesa e per la bellezza dell’annuncio cristiano. Non dimentichiamo che tanti cristiani delle nostre comunità, coloro che sono impegnati in qualche forma di ministero (catechisti, lettori, Caritas, Pastorale giovanile e molti altri), ma anche quanti non hanno la possibilità di vivere queste esperienze, hanno amore e passione per la Chiesa e sono proprio loro, ora, i primi chiamati a partecipare, magari vincendo qualche comprensibile esitazione.