Sabato 1° maggio, Festa dei lavoratori, alle 12, nel Santuario di San Giuseppe a Milano (largo Victor de Sabata), verrà celebrata una Messa per tutti i lavoratori. Le offerte verranno destinate al Fondo San Giuseppe.
Tra le tante cose che ha appreso nei suoi trent’anni di “vita nascosta”, Gesù ha specialmente imparato di cosa vivono, soffrono e gioiscono gli uomini, compresa la fatica e il sudore del lavoro, ma anche la passione e la gioia di stare accanto al papà Giuseppe e imparare da lui un mestiere, ossia una delle esperienze più fondative e fondamentali della vita umana; un mestiere che nel caso di Gesù, come di Giuseppe, e come di tutti noi, ne fissa per così dire l’identità, la personalità. Il lavoro ci definisce, ci dà una identità, ci colloca nel mondo.
Certo, il lavoro non è solo questo, così come non è certamente e solamente il modo attraverso il quale sostentiamo la nostra famiglia, ci diamo un certo benessere di vita, cooperiamo al bene comune. Siamo fondati sul lavoro; il lavoro costituisce la questione economica per eccellenza, proprio perché l’economia è lavoro, è prodotto del lavoro; è attraverso il lavoro che noi passiamo dai bisogni ai beni e ai servizi. E tuttavia il lavoro è altro… Ma da tempo non ne percepiamo più il senso, il suo significato simbolico, etico, teologico-spirituale. Si parla molto – e giustamente – di crisi del lavoro, di perdite del lavoro, di politiche del lavoro e così via… ma non è tutto.
Da questo punto di vista si deve anzitutto dire che il lavoro è – nella prospettiva biblica, credente, cristiana – primariamente una professione di fede, una vocazione. I tedeschi (a cominciare da Lutero e poi Calvino) usano questo termine per designare il lavoro: beruf, che significa, non a caso, sia lavoro, mestiere e professione, sia vocazione, dunque una chiamata, un compito assegnato da Dio, una benedizione alla fine! È una cosa buona il lavoro, è connaturale all’uomo; non è solo un dovere e qualcosa di utile; è proprio un bene, un bene degno dell’uomo e dal profilo profondamente religioso.
E i testi biblici, a cominciare dal libro del Genesi, confermano questa struttura radicalmente religiosa e buona e degna del lavoro di cui l’uomo è capace (ecco la chiamata, la vocazione).
Non si vive per lavorare (sarebbe un idolo), né si lavora solo per mangiare il pane; si lavora per ornare e abbellire il mondo così come ce lo ha consegnato Dio.