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Vaticano

Il fratello di Santa Gianna Beretta Molla è Venerabile

Riconosciute le virtù eroiche del religioso cappuccino padre Alberto. Visse la giovinezza tra Milano e Bergamo, poi partì come missionario per il Brasile, dove per 33 anni fu medico dei corpi e padre delle anime

di Emilia FLOCCHINI

14 Dicembre 2023
Padre Alberto negli ultimi anni (per gentile concessione della Vicepostulazione della sua causa)

Un nuovo passo importante per la causa di beatificazione di un Cappuccino nato nella nostra Diocesi si è compiuto ieri: papa Francesco ha infatti autorizzato la promulgazione del Decreto sull’eroicità delle virtù di padre Alberto Beretta.

Giovinezza tra Milano e Bergamo

Nato a Milano il 28 agosto 1916, Enrico – questo il suo nome di battesimo – è il settimo dei tredici figli, cinque dei quali morti in tenera età, di Alberto Beretta e Maria De Micheli, che hanno casa in piazza Risorgimento 10.

Nel 1925 si trasferisce con la famiglia a Bergamo. La sua doppia vocazione nasce grazie all’incontro con padre Adriano da Zanica, cappuccino, missionario in Brasile. S’iscrive quindi a Medicina, continuando gli studi anche nel periodo trascorso a Genova.

Affianca allo studio la frequentazione del circolo teologico-culturale «Il Ceppo», fondato da padre Genesio da Gallarate nel convento cappuccino di viale Piave 7: lì conosce Marcello Candia (Venerabile dal 2014), del quale diventa amico.

Cappuccino e medico

Il giorno del funerale del padre, Enrico comunica alla famiglia la sua decisione: sarà cappuccino e medico a Grajaú, in una vastissima area del tutto sprovvista di assistenza medica. Parte per il noviziato, ma la guerra lo obbliga ad andare a Firenze per il corso allievi ufficiali. Dopo la caduta del fascismo, sceglie di nascondersi nella casa di famiglia a Viggiona, poi raggiunge il fratello Ferdinando in Svizzera.

Terminata la guerra, inizia la formazione nello studentato teologico di piazzale Velasquez a Milano: veste il saio nel febbraio 1948 e, in onore dei genitori, diventa fra Alberto Maria. Viene ordinato sacerdote dal cardinal Schuster il 13 marzo 1948; arriva a Grajaú, nel Maranhão, il 2 agosto 1949. Sei giorni dopo pronuncia parole che hanno il sapore di un programma di vita: «Il Signore accompagna da vicino qualsiasi anima. È lui il Salvatore di tutti. È lui, il Signore, colui che cura gli ammalati, noi siamo soltanto strumenti nelle sue mani».

L’attività medica riempie ogni sua giornata: si tiene aggiornato per fornire le migliori cure possibili specialmente ai malati oculistici e ai lebbrosi. Dedica comunque moltissimo tempo alle visite nei villaggi (le desobrigas), per potervi celebrare la Messa almeno una volta l’anno. Il 16 agosto 1964, con la professione perpetua, è accolto definitivamente nell’Ordine cappuccino.

Padre Alberto celebra la Santa Messa con i lebbrosi a Grajaú (per gentile concessione della Vicepostulazione della sua causa)

Presente alla beatificazione della sorella Gianna

Un’emorragia cerebrale lo colpisce la vigilia del Natale 1981 e lo costringe a tornare in Italia nel gennaio 1982, dopo trentatré anni di missione. Da allora, semiparalizzato, vive tra la casa di famiglia di Bergamo e l’infermeria dei Cappuccini. Ha però la gioia di poter assistere, il 24 aprile 1994, alla beatificazione della sorella Gianna. Alla canonizzazione, invece, non è presente: è infatti morto alle 15 del 10 agosto 2001, a Bergamo.

Il processo diocesano della causa di frei Alberto, come ancora oggi è ricordato in Brasile, si è svolto a Bergamo dal 18 giugno 2008 all’11 settembre 2013. Il suo corpo invece riposa nella chiesa di Sant’Alessandro in Cattura a Bergamo, precisamente nella cappella dedicata a san Francesco d’Assisi.

La sua vita è stata raccontata in molte pubblicazioni, come il volume per bambini Musica nella foresta.