Una questione di diritto. Non un semplice pasto caldo dato a un povero per un giorno o per un mese. Ma l’affermazione che, per legge, ogni persona indigente possa entrare in un progetto di recupero della propria dignità. E allora, accanto al pasto, occorre metterci il lavoro e la casa. In occasione di Expo 2015 la Caritas Italiana farà una proposta specifica in merito. E intanto chiede al Parlamento di dotarsi di una legislazione sul tema.
«La proposta di una legge per il diritto al cibo anche in Italia che la Caritas ha avanzato va nella direzione di far “atterrare” questo tema anche nelle legislazioni dei singoli Paesi – spiega Luciano Gualzetti, vicedirettore di Caritas Ambrosiana e vicecommissario del padiglione della Santa Sede a Expo 2015 -. Perché ci vogliono politiche per affermare i diritti. A un’alimentazione adeguata, al lavoro, alla casa». Un richiamo alla responsabilità della politica, dunque, in una situazione in cui, anno dopo anno, un numero sempre maggiore di persone scivolano in una condizione di bisogno.
Ogni mese, nella diocesi di Milano, parrocchie, centri di ascolto e punti di diffusione distribuiscono circa 63 mila pacchi viveri: riso, olio, caffè, zucchero, biscotti. Fino allo scorso anno questa distribuzione poteva contare sull’apporto di un programma specifico dell’Unione Europea. Oggi l’aiuto dell’Unione è diventato un contributo all’acquisto di generi di prima necessità per indigenti, inserito in un programma di sostegno all’emersione alla povertà. Una buona scelta, se non fosse che i fondi per ogni Paese, Italia compresa, sono diminuiti. E allora a operare sul campo, con maggiore intensità, sono le associazioni, i volontari. Come l’opera del Banco Alimentare, che in questi giorni ha portato a termine l’annuale colletta fuori dai supermercati. Contano le iniziative innovative, come il Last minute market di Sesto San Giovanni che, riprendendo l’esperienza analoga nata a Bologna, recupera prodotti invenduti e piatti freschi dalle mense. Dal 2010, solo col Last minute di Sesto, sono stati distribuiti più di 40 mila chili di frutta, verdura e pane; in un anno, tra il 2012 e il 2013, cinquemila e cinquecento pasti.
All’operosità del volontariato, però, vanno associate precise strategie generali. Ecco dunque la richiesta di una legislazione specifica che rientri in una complessiva politica europea. «Se pensiamo solo a Milano dal 2008 a oggi la povertà è raddoppiata – riprende Gualzetti -. La distribuzione dei pacchi viveri diventa così un tassello di un progetto più complessivo per superare la dipendenza dall’aiuto».
Gualzetti lo ha ribadito con forza, anche di recente, durante l’incontro per chiarire con la comunità di San Martino in Greco il progetto sul Refettorio ambrosiano. In quella sede il vicedirettore di Caritas Ambrosiana ha ricordato quale filosofia stia sempre alla base dell’accoglienza da parte della Caritas: chiunque riceva un pacco viveri o un pasto caldo deve aver sostenuto un colloquio con i volontari dei centri di ascolto sparsi sul territorio diocesano. È questo passaggio fondamentale che fa capire come sia necessaria una presa in carico globale delle persone, per aiutarle davvero a uscire dalla situazione di povertà in cui sono finite.