Mons. Claudio Baggini, vescovo di Vigevano e Delegato Cel per il Clero, i Seminari e la Pastorale vocazionale, nel suo saluto introduttivo ripercorre la storia del diaconato nella Chiesa primitiva, soffermandosi sulla figura di Stefano. L’esperienza del martire, infatti, lascia trasparire la valenza teologica del diaconato permanente nelle situazioni storiche più difficili.
di mons. Claudio Baggini
Porgo a tutti voi il mio cordiale saluto. In particolare ringrazio i relatori che ci guideranno nella riflessione. Il tema del nostro Convegno è molto stimolante: “Il Diaconato in Lombardia: lettura teologica di un’esperienza pastorale”.
Vogliamo riconoscere i passi dello Spirito nella storia delle nostre chiese particolari. Il Diaconato permanente, infatti, è un dono divino alle nostre comunità; una risorsa di straordinaria bellezza per il loro cammino.
All’inizio dei nostri lavori, mi piace richiamare le origini di esso. Tale memoria potrà aiutarci nella lettura teologica della nostra esperienza pastorale. Il Diaconato permanente nasce in una situazione di disagio della Chiesa primitiva, nella quale serpeggia malumore (At 6,1). Il discernimento porta ad individuare sette uomini “di buona reputazione, pieni di Spirito e di saggezza”. La diakonia non é un fatto organizzativo, ma attinge alle profondità misteriose dello Spirito che ha cura della Chiesa. Tra i “sette” è Stefano. Contemplando la sua vicenda, posso sognare la vera identità del diacono ed intuire i veri orizzonti del suo ministero.
Stefano “pieno di grazia e di fortezza, faceva grandi prodigi e miracoli in mezzo al popolo” (At 6,8). Ha il coraggio e la coerenza della testimonianza:
– è trasparenza dell’Amore;
– è entusiasmo che dilaga oltre ogni ostacolo.
– tesse “le meraviglie di Dio” nella storia.
Stefano parla con “sapienza ispirata” (At 6,10). La sua predicazione ha il sapore della Verità. Egli sa parlare di Dio in modo credibile, perché parla con Dio e ne ascolta le confidenze.
Dichiara con coraggio la sua fede ed il suo amore per Cristo: è Lui il vero Figlio di Dio fatto uomo, crocifisso e risorto; è Lui che riprende il tessuto della storia umana e lo sviluppa secondo il vero progetto del Padre (cfr At 6,11-14).
I membri del Sinedrio, che sta processando Stefano, “videro il suo volto come quello di un angelo” (At 6,15). Cristo, incontrato con trasporto innamorato, “trasfigura” Stefano che diventa trasparenza del Mistero. La diakonia è espressione di una vita abbracciata e plasmata da Cristo.
Nel suo discorso davanti al Sinedrio, Stefano rilegge la storia del popolo di Israele e riconosce in essa l’intrecciarsi della premura sponsale di Dio, fedele e misericordioso, con la ricorrente infedeltà del popolo. Alla luce di tale lettura, egli denuncia coraggiosamente il tradimento dell’Amore: “voi siete ora divenuti traditori e uccisori del Giusto” (At 7,52). Il diacono, annunciando Cristo, fa esplodere le contraddizioni della storia, non accusando orgogliosamente, ma porgendo con garbata fermezza la Verità.
“Essi lapidavano Stefano” (At 7,59) che rivive la passione di Gesù.
Ha testimoniato l’Amore; ora “vede la gloria” (At 7,55) dell’Amore. Vive l’abbandono totale all’Amore. Implora la sovrabbondanza dell’Amore, effusa nel perdono. La vita del diacono diventa così feconda. Acquista significato teologico: egli parla di Dio; attraversa l’ostilità umana, dando voce alla tenerezza misericordiosa di Dio; sa amare “sino alla fine”, tracciando i nuovi solchi del Vangelo. Stefano somatizza l’esperienza di Dio: sperimenta di avere in sé la forza di Dio e si inabissa nel mistero trinitario. La sua azione pastorale trasmette il calore dell’Amore, ha valenza evangelizzante. Di fronte alla contestazione, Stefano sceglie il rischio della Parola. E’ l’uomo della fede totale e incondizionata che rende profondamente liberi. Diventa servitore e testimone di Cristo.
L’esperienza di Stefano lascia trasparire la valenza teologica del diaconato permanente: é evocazione attuale del Mistero, nelle situazioni storiche più sfidanti. E’ Buona Notizia per tutti.
Ha tale valenza il Diaconato permanente nelle nostre Chiese particolari? La lettura approfondita dell’esperienza in atto ci aiuterà a dare una risposta seria e motivata, preannunci odi nuovi sviluppi. A tutti buon lavoro!