Una presenza in Camerun che dura da oltre cinquant’anni. L’associazione Coe (Centro orientamento educativo) – fondata da don Francesco Pedretti, prete ambrosiano con la passione per la cultura e il dialogo tra i popoli – ha inviato i primi volontari laici nel 1970, aprendo un dispensario. Oggi è presente anche nella Repubblica democratica del Congo, Bangladesh e Guatemala, ma ha realizzato progetti anche in Kenya, Nigeria, Guinea Bissau, Venezuela, Ecuador, Cile, Zambia…
A guidare nella sua visita al Coe l’arcivescovo Mario Delpini e don Maurizio Zago, responsabile della Pastorale missionaria in Diocesi (leggi qui), sarà Alex Mbarga, camerunese, coordinatore e supervisore di tutte le attività dell’associazione. Alle spalle ha una ricca formazione, oltre a una laurea in Giurisprudenza, ha studiato anche sociologia, antropologia e ha competenze professionali di educatore. Sposato con un’italiana, ora attende che la figlia inizi il servizio civile presso il Coe.
L’attenzione alle persone fragili
Il dispensario degli inizi, racconta Alex, «è diventato l’Hospital Saint Luc a Mbalmayo, che l’anno scorso ha assistito 8-10 mila pazienti». Nel 1977 il Coe ha creato una scuola per ragazze, il College Nina Gianetti, che conta 550 studenti tra medie e superiori (liceo classico e istituto professionale in ambito sanitario); poi ci sono la materna (180 bambini) e l’elementare (oltre 350). La scuola d’arte (Istitute formation artistique) è nata invece nel 1990 e oggi insegna pittura e scultura a 130 studenti; in tempi più recenti, rispondendo alle esigenze di oggi, si è aggiunto anche il corso di grafica.
«Sempre a Mbalmayo – continua Alex – abbiamo un centro sociale e culturale con una decina di operatori che svolgono attività trasversali di educazione popolare e di sensibilizzazione, difesa dei diritti, alle quali collaborano anche alcune associazioni». È una sorta di centro diurno, frequentato regolarmente da 100-150 persone, ma è aperto anche al territorio, con un’attenzione particolare alla popolazione e a categorie fragili come detenuti e malati cronici (Aids o altro). «In carcere, dove ci sono circa 450 detenuti, sono previste l’animazione, l’assistenza giudiziaria e l’aiuto nel reinserimento sociale a chi ha già scontato la pena», precisa Alex.
Scuole e ospedali
L’Arcivescovo visiterà anche le scuole, l’ospedale e naturalmente la comunità di ragazzi che frequentano cicli scolastici e formazione professionale presso le strutture del Coe, arrivando da villaggi lontani e risiedendo stabilmente in convitto. «Al momento gli allievi sono una cinquantina, seguiti da Monica, una volontaria italiana che da anni collabora col Coe – aggiunge Alex -. Mia moglie Giovanna, invece, si occupa della scuola».
«Abbiamo centri giovanili anche a Douala (prima c’era un centro di formazione sugli audiovisivi, lasciato alla Diocesi che in seguito l’ha trasformato in radio e televisione), Bafoussam e a Yaoundé, ora in gestione alla diocesi locale». Intanto a Douala, nel 2017-18 è nata una nuova attività, l’Accademia delle belle arti, frequentata da una ventina di studenti.