In concomitanza con la “Giornata europea per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l’abuso sessuale”, anche la Conferenza episcopale italiana ha deciso di istituire, a partire dal 18 novembre 2021, la prima Giornata nazionale di preghiera della Chiesa italiana per le vittime e i sopravvissuti agli abusi, per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili. La celebrazione diocesana della Giornata avrà luogo giovedì 18 novembre nel Duomo di Milano: alle 16.45, in Cappella feriale, esposizione del Santissimo e adorazione, con intervento dell’Arcivescovo; alle 17.30 Santa Messa presieduta da monsignor Delpini. Diretta su Chiesa Tv (canale 195 del digitale terrestre), www.chiesadimilano.it e youtube.com/chiesadimilano.
Era il maggio 2015 quando i 47 Stati membri del Consiglio d’Europa istituirono la Giornata europea, invitando a celebrarla il 18 novembre dello stesso anno. Nell’evidenziare il significato di questa giornata, il del Consiglio d’Europa Thorbjørn Jagland esortava così gli Stati membri a sensibilizzare l’opinione pubblica sullo sfruttamento e l’abuso sessuale dei bambini: «Il nostro silenzio traccia un’invisibile protezione intorno agli autori di tali ignobili azioni. Abbiamo la responsabilità di infrangere i tabù dietro i quali si trincerano i pedofili, e i governi possono dare l’esempio, sostenendo le attività di questa Giornata europea».
La decisione della Chiesa italiana di collocare questa Giornata nazionale di preghiera in concomitanza di quella europea si inserisce nel solco di un cammino ecclesiale italiano, di trasparenza e prevenzione a custodia dei più piccoli e delle persone vulnerabili, che ha comportato l’approvazione delle nuove Linee guida per il contrasto agli abusi e il sostegno delle vittime (giugno 2019) e alla costituzione di una rete di Servizi per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili, a livello nazionale, regionale e diocesano, con lo scopo di promuovere e consolidare prassi pastorali di prevenzione e tutela.
L’istituzione della Giornata è stata resa nota nei giorni scorsi da monsignor Lorenzo Ghizzoni, arcivescovo di Ravenna-Cervia e responsabile del Servizio nazionale per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili costituito nel 2019 dalla Cei, illustrando l’attività compiuta in questi due anni. Ghizzoni ha ricordato: «Sotto lo stimolo di papa Francesco e degli avvenimenti accaduti in questi anni, la Cei ha deciso di rinnovare il proprio impegno nella lotta contro gli abusi verso i minori e le persone vulnerabili». Nel 2019 «ha creato il nuovo Servizio nazionale e ha chiesto a tutte le diocesi italiane di nominare un referente diocesano, possibilmente accompagnato anche da una piccola équipe di esperti nei vari campi, un po’ sul modello della Commissione della Santa Sede. Lo stesso anno, dopo una discussione nelle assemblee regionali dei vescovi e nell’assemblea nazionale, a fine giugno 2019 abbiamo approvato le Linee guida per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili, vera svolta nell’impegno dei vescovi, sia per le affermazioni di principio, sia per le disposizioni e gli orientamenti dati a tutte le diocesi e che i vescovi si sono assunti, ciascuno per la propria, in vista della creazione in ciascuna di un ufficio pastorale stabile che possa occuparsi della prevenzione».
Sul sito dedicato, ha spiegato Ghizzoni, c’è l’elenco di tutti i referenti diocesani e per ogni diocesi un numero di cellulare e un indirizzo e-mail al quale è possibile rivolgersi. L’impegno dei vescovi italiani si esprime inoltre nella scelta dell’obbligo di denuncia dei presunti colpevoli, anche chierici o religiosi, non contemplata dalla legge italiana, «ma che noi abbiamo assunto come impegno morale». Tuttavia, ha proseguito, «vorremmo essere non solo un organismo che si occupa degli abusi già avvenuti; vorremmo spingere tutte le comunità cristiane a creare ambienti sicuri e protetti per impedirli o limitarli il più possibile».
Il presule si è poi soffermato sui tre sussidi predisposti: «Il primo sul fenomeno degli abusi, come reato e peccato grave, con le ferite che comporta sulle vittime; il secondo per evidenziare le buone prassi di prevenzione e tutela in parrocchia e offrire indicazioni per selezionare e formare i futuri collaboratori. Il terzo, infine, sulla la formazione dei seminaristi e dei religiosi nel noviziato», nodo strategico per «avere persone mature, in grado di svolgere il proprio servizio senza incorrere in queste terribili cadute».