L’impegno prioritario per la missione evangelizzatrice secondo le parole del Vangelo di Marco, «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura»; la passione per l’educazione e l’animazione giovanile, il desiderio di identificarsi con Cristo, la vocazione alla santità e alla vita comunitaria. Sono questi i caratteri qualificanti dell’Istituto Id di Cristo Redentore, Missionarie e Missionari Identes. Istituto di Vita consacrata di Diritto pontificio (www.idente.org). «Siamo spagnoli e siamo stati fondati nel 1959 dal laico Fernando Rielo Pardal a Tenerife – spiega padre Vicente de la Fuente -. Siamo in Italia da molti anni e, come Istituto, presenti in 22 Nazioni. La nostra Comunità è a Varese ed è composta da 4 missionarie e 2 missionari, di cui uno sono io, sacerdote.
Che ruolo svolge?
Ai primi di dicembre sono stato nominato cappellano dell’Università degli Studi dell’Insubria. La nostra esperienza in Università è attualmente molto difficile, essendo chiusa. Tuttavia, stiamo cercando di realizzare una presenza fissa – come era in precedenza – il mercoledì, giorno nel quale siamo a disposizione per eventuali incontri con gli studenti.
Come gruppo Identes siete tutti impegnati sul territorio?
Sì, tutti, seppure con ruoli diversi. Io, come già detto, sono cappellano e un nostro giovane studente in Teologia mi aiuta. Una missionaria è incaricata della Caritas della Comunità pastorale Sant’Antonio Abate a Varese; un’altra, più anziana, è infermiera e fa volontariato in ospedale, le altre due insegnano nella scuola. Le prime Missionarie sono arrivate a dicembre 2019.
Come vive il suo compito in Università?
Anzitutto intendiamo aprirci all’insieme dei giovani, non soltanto a quelli di fede cattolica. L’idea è di avvicinarci a tutti, progettando, per così dire, un sistema. Per esempio, da alcuni anni, come missionari Identes, promuoviamo il “Parlamento Universale della Gioventù” (Pug) per “restaurare” l’umanità, cercando di riflettere su quei valori che spesso si stanno perdendo. Abbiamo parlato così, a livello internazionale, di pace, libertà, comunicazione. Ogni due o tre anni organizziamo anche un incontro in diverse parti del mondo: l’abbiamo fatto a New York, a Berlino, a Madrid…
Le piacerebbe promuoverlo anche in Diocesi di Milano?
Certo. Il prossimo è progettato in Ecuador, ma speriamo di tornare a organizzare, anche in Italia, questo incontro internazionale, al quale partecipano tanti giovani. All’ultimo, l’anno scorso a Salamanca, hanno preso parte più di 300 universitari provenienti da tutto il mondo.
Lei è anche attivo nella pastorale in parrocchia?
Sono collaboratore parrocchiale nella Comunità pastorale Sant’Antonio Abate, nel centro di Varese, guidata da don Luigi Panighetti. Noi missionari abitiamo a Casbeno, ma io celebro Messa nella Basilica di san Vittore, e, talvolta, alla Brunella. Sono in Italia da 44 anni, anche se ho fatto esperienze in Sudamerica. Poiché conosco l’italiano, sono tornato qui. Posso dire che la Diocesi di Milano ci ha accolti benissimo. Ringrazio monsignor Panighetti per l’apertura nei nostri confronti e monsignor Martinelli che si è interessato molto a noi.