«Come in un secolo siamo riusciti ad attraversare tempi complessi, trovando addirittura vie migliori e attenzioni più lungimiranti per i bisognosi, per i “carissimi”, dico che anche i tempi che ci aspettano ci aiuteranno a superare i problemi e, magari, a diventare migliori. La Chiesa di Milano è Chiesa di popolo e questa Opera nasce, cresce, si adegua ai tempi perché c’è un popolo milanese che la sente come una responsabilità, un’occasione, una provocazione».
Un’occasione di fiducia e di speranza, anche se il futuro si profila assai difficile e fonte di preoccupazione. È questo che l’Arcivescovo ha detto ricevendo il Premio della Riconoscenza conferitogli dall’Opera Cardinal Ferrari, impegnata dal 1921 nel sostegno di quanti si trovano in situazione di disagio e povertà: i «carissimi», come vengono definiti ancora oggi con un termine caro all’allora arcivescovo di Milano Andrea Carlo Ferrari, ispiratore dell’Opera che porta il suo nome.
Nel contesto della seconda domenica di ottobre, in cui si celebra la Festa della Riconoscenza, il presidente Pasquale Seddio ha consegnato le medaglie del centenario, con il nuovo logo della onlus, «scelto per innovare la tradizione, in questo secondo inizio della nostra storia». Accanto a monsignor Delpini – accompagnato dal vicario episcopale per la Città di Milano, monsignor Carlo Azzimonti -, il sindaco Beppe Sala e l’assessore di Regione Lombardia Stefano Bolognini, anch’essi premiati così come i molti chi si sono prodigati nell’organizzazione del giubileo dell’Opera.
Fare fronte alle difficoltà
Proprio richiamando l’importanza di un tale traguardo, da considerare «più che una commemorazione, un augurio», Delpini – che tradizionalmente pranza con gli ospiti dell’Opera il giorno di Natale e a Pasqua – ha aggiunto: «Condivido la preoccupazione per il momento che viviamo, ma dall’aver celebrato un centenario impariamo una cosa importante. Credo che, in questi decenni, ogni generazione avrà pensato di vivere in tempi veramente difficili, perché ci sono state guerre, crisi economiche, anni di terrorismo, però Milano, la Chiesa, le Istituzioni, il Comune, le associazioni hanno sempre fatto fronte».
Concorde nel ringraziamento e nell’ammirazione per il lavoro svolto dall’Opera, il sindaco Sala: «Noi sappiamo che la nostra possibilità di incidere aumenta grazie a esempi e impegni virtuosi. In questo voi dell’Opera siete tremendamente bravi. Siete una delle anime solidaristiche della città, ma di voi mi piace l’idea del riscatto come priorità nell’aiuto».
Un modo di lavorare sul domani, sanando le ferire del presente e cercando di dare una seconda vita «agli ultimi o ai penultimi che sono sempre in aumento», ha detto Seddio, che ha evidenziato come «l’Opera sia sempre stata caratterizzata – e continui a esserlo – da una sorta di alchimia tra la Chiesa e la città, immettendo in queste energie utili, forti ed efficaci. Il nostro motto, infatti, è pregare e agire. La nostra Opera è un pezzo importante della Chiesa ambrosiana ed è a servizio della Chiesa ambrosiana».
«Essere qui è un modo per dire grazie a chi lavora nell’Opera e a tutta la comunità milanese», ha osservato, da parte sua, Bolognini, che ha delineato il fecondo rapporto tra l’Associazione e le Istituzioni. Una sinergia – oltre, naturalmente il fondamentale contributo offerto dai volontari – necessaria quanto quella con benefattori privati. Come per esempio, il produttore di calzature che regalerà a tutti gli ospiti scarpe invernali.
Basti pensare che nel 2021 l’Opera ha seguito circa 1000 persone, ricevendo un 50% in più di richieste d’aiuto, con un incremento del 52% nella distribuzione dei pacchi viveri.