La prima finestra che padre Eligio spalancò sul mondo fu Telefono Amico. Un gruppo di giovani padri francescani diede il via a questa eroica iniziativa il 16 gennaio 1964 in un appartamento di Milano, in via Copernico 57, al primo piano. Lì c’era installato un telefono con cinque linee: 6882151.2.3.4.5. Lì c’erano dei volontari che, con amore e senza giudizio, accoglievano telefonate di persone in difficoltà cercando di donare ascolto e conforto. Lì, gratuitamente, 24 ore su 24, «l’uomo qualunque si metteva al servizio dell’uomo qualunque».
Tra solitudine e amore
L’apertura di Telefono Amico suscitò grande interesse nella popolazione e nei media. Numerosi i documenti in archivio di alto interesse scientifico dove sono contenuti gli appunti e le storie, scritte dai volontari che si sono susseguiti fino a oggi, di ogni persona che ha chiamato nel corso degli anni: una sorta di banca dell’amore, ma anche una dettagliata fotografia della solitudine e dei drammi che affliggono vite bisognose di Speranza.
Immutato lo spirito
Sono passati 60 anni dalla prima chiamata e, da allora, le telefonate ricevute e gestite da Telefono Amico – secondo le stime più recenti – sono diventate oltre 10 milioni. Il numero da comporre è cambiato, si sono rese necessarie sedi via via più grandi, si sono aggiunte più linee, l’organizzazione si è fatta più complessa e composta da più volontari e più consulenti esterni (medici, avvocati, assistenti sociali, ecc), si sono attraversati momenti difficilissimi, legati ai problemi geo-politici e ai conflitti internazionali che di decennio in decennio si sono perpetrati, mutando modalità e luoghi.
Ma non è cambiato lo spirito alla base di questo progetto enorme, basato sull’eroismo quotidiano di chi chiama e di chi ascolta, sul volontariato, sull’accettazione e su quello che padre Eligio definisce «il gesto più profondo e significativo che l’uomo possa compiere: il gesto della gratitudine».
Un racconto di speranza
La mostra «60 anni di Telefono Amico», allestita presso l’auditorium dell’Angelicum (piazza Sant’Angelo 2), è un racconto di speranza attraverso foto, oggetti, voci che ogni giorno e ogni notte, da 60 anni, chiedono aiuto, e voci che mai smettono di «ascoltare il mondo disperato e amare l’uomo solo».
La mostra viene inaugurata il 16 aprile e si conclude il 16 giugno. È visitabile, con ingresso libero, fino al 21 aprile tutti i giorni dalle 10 alle 19, dal 22 aprile dalle 16 alle 19 (vedi qui la locandina).