I candidati al sacerdozio hanno origini, storie, percorsi di studio e lavorativi differenti. Ognuno ha le sue passioni, i propri punti di riferimento vocazionali, un passo biblico che ha illuminato e continuerà a illuminare il cammino nella Chiesa ambrosiana. «Con amore che non conosce confini» è il motto che hanno scelto per l’ordinazione presbiterale del prossimo 10 giugno. Così, uno per uno, si presentano.
Emanuele Beretta. «Sono nato a Milano, all’ombra del campanile della parrocchia Beata Vergine Assunta in Bruzzano. Ho studiato ragioneria e da subito sono entrato nel mondo del lavoro. Una domanda però irrompeva sempre qua e là dentro una normalissima vita tra famiglia, parenti, amici, oratorio, ed era: “Che cosa mi rende davvero felice?”. Ho lasciato che il tempo facesse il suo corso, ma alla fine “Eccomi!”».
Davide Brambilla. «Ho 27 anni e vengo dalla parrocchia San Giuseppe in Cinisello Balsamo. Sono entrato in Seminario nel 2011, dopo aver conseguito la laurea in scienze dei beni culturali. La mia vocazione è nata principalmente in oratorio, grazie anche ai sacerdoti che ho incontrato, dai quali ho scoperto la gioia di una vita spesa per il Vangelo. Posso dire con certezza di essere felice e desideroso di appartenere per sempre a Gesù e al suo popolo».
Beniamino Casiraghi. «Vengo da Albiate, in Brianza. Sono tra i diaconi più giovani, perché subito dopo essermi diplomato al Collegio “Ballerini” di Seregno (istituto alberghiero), sono entrato in Seminario. Ripensando alla mia vocazione posso dire che è nata ed è cresciuta grazie all’esempio di un altro seminarista, ora prete, che mi ha aiutato a capire che per me non conta essere pieno di cose per essere felice, ma occorre essere amato e pieno del Signore».
Marco Cesana. «Ho 33 anni, sono nato e cresciuto a Sala al Barro, paesino della Brianza lecchese, in una famiglia che, fin da piccolo, mi ha educato alla fede; in una parrocchia nella quale ho imparato a conoscere Gesù; ho fatto il chierichetto e l’animatore. La mia vocazione è maturata col tempo, negli anni degli studi universitari in economia e commercio, periodo nel quale ho messo in discussione la mia vita, grazie anche al servizio di educatore dei chierichetti».
Marco Ferrari. «Sono il più giovane della classe. Ho fatto il chierichetto, l’animatore e il catechista. Ho sempre fatto molte cose che hanno alimentato la mia normalità, finché Gesù non ha fatto capolino nella mia vita. Ero sempre impegnato con molte cose con cui cercavo di riempirmi la vita, ma rimanevo a bocca asciutta, fino a quando, in terza media, ho iniziato a pensare che servire la Chiesa e dare la vita per Gesù mi avrebbe reso davvero felice».
Michele Galli. «Ho 32 anni e vengo da Albese con Cassano. Dopo aver frequentato il liceo Scientifico a Erba, ho lavorato per quasi otto anni come impiegato amministrativo. Fin da piccolo ho sempre frequentato l’oratorio che mi ha fatto crescere come uomo e come cristiano, che mi ha fatto capire chi sono, perché mi ha fatto conoscere Gesù in tutta la sua bellezza e in tutta la sua incredibile novità».
Alessio Marcari. «Ho 25 anni e sono originario di Mozzate. La mia vocazione è nata dentro la realtà dell’oratorio, in cui ho imparato a scoprire la bellezza della Chiesa, ad amare il prossimo e a percepire radicalmente l’amore che il Signore ha sempre avuto per me. Dentro questo servizio concreto alla comunità cristiana ho intuito che il Signore mi stesse chiamando a seguirlo sulla strada del sacerdozio.
Andrea Nocera. «Sono originario di Gazzada (Varese) e ho da poco compiuto 30 anni. La mia crescita nella fede è avvenuta nel contesto della mia famiglia e con gli amici del mio oratorio, al liceo classico e, soprattutto, all’università statale di Milano, dove mi sono laureato in scienze storiche. Intorno ai 18 anni ho scoperto tutta la bellezza, la concretezza e la convenienza umana dell’esperienza cristiana. Il Signore poi mi ha fatto il dono della vocazione».
Alberto Tedesco. «Ho 40 anni appena compiuti e provengo da Castellanza (Varese), anche se sono nato a Milano. Completati gli studi giuridici, tra le varie motivazioni che mi hanno spinto ad intraprendere il cammino del Seminario, vi è l’intuizione che il Signore ha suscitato in me, ovvero che la mia felicità possa arrivare donando interamente la vita a Lui, come prete diocesano».