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Percorsi ecclesiali

I ministeri istituiti

Sirio 11 - 17 novembre 2024
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Percorso

I ministeri istituiti per una Chiesa missionaria

Il 25 febbraio a Seveso parte il cammino di formazione per lettori, accoliti e catechisti. Inizia quindi l’era di una ministerialità diffusa (in cui alcuni fedeli ricevono pubblicamente e ufficialmente un incarico dal Vescovo) e realmente “ecclesiale” (perché chiede il coinvolgimento di tutta la comunità)

di Giuseppe COMO Vicario episcopale per l’Educazione e la celebrazione della Fede

24 Febbraio 2024
Foto Vatican News

Ci siamo. In qualche modo, è una data storica: domenica 25 febbraio, presso il Centro pastorale di Seveso, comincia il cammino di formazione verso i ministeri istituiti. Ci si perdonerà un po’ di enfasi, ma si tratta davvero di un momento significativo: la Chiesa di Milano ha accolto le indicazioni che papa Francesco ha offerto con i due Motu proprio del 2021 e ora avvia il processo di formazione verso i ministeri del lettorato, dell’accolitato e del catechista, aperti anche alle donne, a differenza della situazione attuale che prevede il lettorato e l’accolitato come tappe del cammino di formazione verso il ministero ordinato.

È un evento importante per la comunità ecclesiale, che non è is0lato, ma raccoglie ed esprime una visione di Chiesa che si è andata plasmando dai documenti del Concilio Vaticano II fino a Evangelii gaudium e a tutto il magistero di Francesco. È la visione di una Chiesa per sua natura missionaria, una Chiesa di «discepoli-missionari», che riconosce come ricchezza donata dallo Spirito una «ministerialità diffusa», fondata sul battesimo, più ampiamente sui sacramenti dell’iniziazione cristiana.

Non è più solo il prete a sommare in sé tutta la ministerialità della Chiesa, ma il ripristino del diaconato come grado permanente del ministero ordinato e l’istituzione dei ministeri “laicali” non tolgono spazio o importanza ai presbiteri, né ne erodono il potere (se non in una visione distorta del presbiterato stesso, appunto “clericale”), anzi ne favoriscono una migliore definizione, anche se più laboriosa, proprio nel contesto di una ministerialità che non è più esclusiva del clero.

Tra carisma e bisogno

I ministeri istituiti si pongono all’incrocio tra un elemento soggettivo e uno oggettivo: quello soggettivo è il “carisma” che la Chiesa riconosce nei credenti, come dono dello Spirito di Gesù, e che si manifesta come un’attitudine, un’inclinazione, una capacità o abilità a svolgere determinati compiti al servizio dell’annuncio del Vangelo, della comunione che scaturisce dall’eucaristia, della presentazione ordinata e approfondita del messaggio cristiano. L’elemento oggettivo è costituito invece dal bisogno, da un’esigenza che la Chiesa registra in ordine alla diffusione del Vangelo, perché questa sia più efficace, perché raggiunga persone e luoghi ancora lontani o ignari della buona notizia del regno di Dio.

Per realizzare questa missione, che è quella affidata alla Chiesa da Gesù stesso, c’è bisogno di tutti, ogni battezzato deve sentirsi interpellato. Alcuni però vengono “istituiti”, cioè ricevono pubblicamente e “ufficialmente” un incarico da parte del Vescovo, con un rito liturgico, che comporta una stabilità (l’istituzione non viene ripetuta o rinnovata) e chiede una adeguata formazione previa. Continueranno a esistere forme diverse e imprevedibili di ministerialità “di fatto”, vera risorsa per l’evangelizzazione, ma nasce accanto al ministero ordinato (vescovo, preti, diaconi) e in collaborazione con esso una ministerialità istituita, cioè stabile e formata, pienamente ecclesiale.

Quest’ultimo punto merita di essere sottolineato: ministerialità “ecclesiale” perché è al servizio dell’edificazione della Chiesa, ma ecclesiale anche perché il discernimento in vista del ministero vuole coinvolgere non semplicemente il candidato o la candidata, ma il responsabile della comunità cristiana (parroco o responsabile della Comunità pastorale) e la comunità stessa, attraverso il Consiglio pastorale. Ecclesiale, infine, perché i lettori, accoliti e catechisti istituiti non agiranno come singoli, ma con un “lavoro di squadra”, preoccupandosi anche di individuare e far emergere carismi e disponibilità di altri battezzati, perché la Chiesa tutta cresca come corpo di Cristo, articolato e concorde.

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