Durante la Veglia per il lavoro di mercoledì 26 aprile allo stabilimento Peg Perego di Arcore, i momenti di preghiera si alterneranno a riflessioni e a testimonianze. Risalteranno le parole di papa Francesco sul tema della dignità del lavoro, accompagnate dai commenti di alcuni fedeli, raccolti in occasione della Messa del 25 marzo al Parco di Monza, e dall’intervista al titolare e a un dipendente di una pizzeria nel centro di Milano. Sono storie scelte per rappresentare i volti diversi del mondo del lavoro e il modo con cui il lavoro «ci dà dignità», come sottolinea il Papa, che per questo si rivolge ai «responsabili dei popoli, ai dirigenti» che «hanno l’obbligo di fare di tutto perché ogni uomo e ogni donna possa lavorare e così avere la fronte alta e guardare in faccia gli altri con dignità».
«Parole sante», per Oscar, 54 anni, architetto, che auspica un «lavoro per tutti, non soltanto per pochi». E «pagato nella maniera giusta, per poter sostenere la propria famiglia» puntualizzano Paolo, 37 anni, medico, e Daniele, 45 anni, commerciante. Si ritiene «privilegiata» Marta, 29 anni, segretaria, perché appena terminati gli studi ha trovato un’occupazione. Se invece si rimane senza non «si è più liberi di fare le proprie scelte», secondo Massimo, 31 anni, ingegnere, oppure se è precaria «non è semplice», ma «la fede aiuta molto», risponde con un sorriso Carmen, 47 anni, domestica. Jorge, 43 anni, operaio, e Maria, 29 anni, impiegata, si rendono conto dell’essenzialità del lavoro «per andare avanti», «formarsi una famiglia», cogliere la «bellezza della vita». E per realizzarsi, aggiunge Irene, 36 anni, impiegata, «anche come donna». Isabella, 46 anni, informatrice del farmaco, spera che tutti quanti possano avere un lavoro, che «è la base per essere felici». Anche perché «essere autonomi, avere un reddito, permette di partecipare alla vita sociale», sottolinea Alessandro, 50 anni, impiegato.
Per Maria, 48 anni, commerciante, e Lorenzo, 32 anni, operatore sociale «non bussa alla porta il lavoro, bisogna anche cercarlo», sperando che si trovi «qualcuno che sia disposto a insegnare ai ragazzi da che parte cominciare». La soluzione per Simone, 30 anni, impiegato, è quella di «agevolare le assunzioni attraverso sgravi fiscali alle imprese», che sono chiamate comunque a «scommettere sui giovani», osserva Michele, 29 anni, orefice. Mentre Emilia, 64 anni, pensionata, è triste se guarda all’«avvenire» dei suoi nipoti, Luca, 25 anni, neolaureato, è ottimista: «Troverò il mio angolo di mondo e mi renderò utile». Lo sono anche Anna, 21 anni, studentessa universitaria, che si aspetta di poter esprimere le proprie capacità, e Mattia, 25 anni, fotografo, che è pronto ad accettare la «sfida» di affrontare la crisi economica e «inventarsi un lavoro».
Nel centro di Milano, Pasquale, da quasi un anno ha aperto una pizzeria, che va già a gonfie vele. Oltre alla qualità del prodotto c’è anche qualcos’altro… «È un ambiente sorridente, lavoriamo e ci divertiamo, questo è il segreto». Gianluca, uno dei dipendenti, conferma: «Con i clienti siamo molto informali e accoglienti». Quali sono i requisiti importanti per un giovane che vuole lavorare con voi? «La forza di volontà, la serietà sicuramente, è un lavoro molto serio e bisogna comportarsi in un certo modo, poi è chiaro che c’è spazio anche per il divertimento – asserisce Pasquale -. Ci vuole ottima educazione, cordialità, ed è importante conoscere le lingue perché da noi vengono persone da tutto il mondo. E poi ovviamente esperienza e passione, perché senza passione si va poco lontano».