Sono uno dei gruppi etnici più numerosi residenti a Milano. I cinesi che vivono in città hanno una loro comunità cattolica e si ritrovano a pregare insieme nella chiesa della Santissima Trinità di via Giuseppe Giusti 25, nella zona di via Paolo Sarpi. Sono commercianti, ristoratori, ma soprattutto imprenditori, che si sono trasferiti nel capoluogo lombardo con la famiglia per lavorare. Il 90% di loro, infatti, proviene dal distretto dello Zheijiang meridionale e in particolare dalla città-prefettura di Wenzhou, caratterizzata da una forte imprenditorialità famigliare.
Nella comunità l’attività pastorale è vivace e si realizza grazie al contributo di fedeli molto impegnati e del cappellano, don Francesco Saverio Zhao Shu. «La domenica alle 16 celebriamo la Messa in lingua cinese – racconta -. A partecipare sono soltanto i connazionali. Mentre durante la settimana o la domenica in altri orari, quando ci sono le Messe in italiano, non è raro vedere anche i cinesi, che ormai hanno imparato la lingua». «Le persone che sono emigrate qui in Italia, si trovano bene, sono ben integrate nella comunità – continua -. Alla Messa, di solito, partecipa un buon numero di persone, siamo circa una trentina. Spesso preghiamo per chi si trova in Cina e non è libero di vivere la propria fede, oppure è in condizioni di povertà».
Nel corso della settimana, poi, ci si incontra anche per altre occasioni. «Una volta ogni sette giorni, ci ritroviamo per leggere insieme la Bibbia, pregare insieme e cercare di capire come la Parola del Signore può aiutarci nella vita di ogni giorno. Ci sono poi gli incontri di catechismo, destinati ai più giovani e divisi per fasce d’età. Due giorni sono dedicati invece ai catecumeni, che hanno iniziato il percorso per ricevere il Sacramento del Battesimo», precisa. Momenti comunitari in cui si riflette sulle proprie esperienze personali e ci si confronta con gli altri.
Anche online
Anche nel periodo della pandemia le attività sono continuate e tutti hanno potuto collaborare grazie alle nuove tecnologie (da YouTube ai social network). E anche adesso per gli incontri si continua così: «A differenza di quello che avviene nelle comunità italiane, dove si è preferito tornare in presenza, la nostra preferisce ancora incontrarsi online, ha più confidenza con questa modalità. E la partecipazione è molto alta: ci sono circa un centinaio di persone ogni volta», spiega don Zhao Shu.
Per i bambini, inoltre, sono previste anche attività di doposcuola affiancate da veri e propri corsi di lingua. «Una delle difficoltà maggiori che hanno è lo studio della lingua italiana, tanto diversa dalla nostra», precisa. Non mancano poi attività di solidarietà con chi è rimasto in patria e ancora vive in piccoli villaggi rurali, spesso in condizioni difficili. «Adesso finalmente, conclusa la pandemia, sono stati riaperti i confini, sono ripartiti i voli aerei ed è possibile tornare in patria e svolgere attività di sostegno verso chi è più povero», conclude don Zhao Shu.