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Sirio 23 - 29 settembre 2024
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Intervista

Guidi: «In oratorio chiamati a cose grandi»

Il direttore della Fom presenta l'anno che si apre il 29 settembre e che si svilupperà nel solco della tradizione spirituale del Giubileo. «I momenti clou? La canonizzazione di Carlo Acutis e il pellegrinaggio di adolescenti e giovani a Roma»

di Stefania CECCHETTI

25 Settembre 2024
L'Arcivescovo con gli animatori dell'oratorio in piazza Duomo

Sono cambiamento e speranza le parole chiave del Messaggio che anche quest’anno l’arcivescovo Delpini ha inviato agli oratori in occasione della Festa di apertura di domenica 29 settembre (leggi qui). «Si tratta di due temi legati alla grande tradizione spirituale del Giubileo, la meta verso cui cammineremo durante tutto l’anno oratoriano (leggi qui) – spiega don Stefano Guidi, direttore della Fom -. Il cambiamento non riguarda solo la dimensione visibile del “fare cose nuove”, ma richiama anche all’esperienza più interiore della conversione. Il Giubileo ci invita a cogliere la doppia occasione per una conversione sincera del cuore e per un cambiamento della vita. Entrambe esperienze che aprono alla speranza, da offrire alla nostra società e direi al mondo intero».

L’Arcivescovo parla di cambiamenti concreti a cui i ragazzi sono chiamati, nel proprio ambiente e nel mondo, dimostrando molta fiducia in loro…
C’è un pregiudizio molto forte nei confronti dei giovani. Per questo mi piace introdurre un riferimento alla figura di Carlo Acutis, che sarà canonizzato nell’anno del Giubileo (leggi qui). Acutis ci invita a moderare una certa severità unilaterale nei confronti di questa generazione di adolescenti e di ragazzi, talvolta additati come se fossero il male peggiore di questo mondo, mentre gli adulti continuano a farsi la guerra. L’invito dell’Arcivescovo al sorriso non è un giudizio sul fatto che gli adolescenti di oggi siano depressi, ma è un incoraggiamento a esprimere tutte le loro possibilità. Proprio come ha fatto Acutis, un ragazzo sereno, solare, che ha toccato i cuori di chi lo incontrava.

A proposito di guerre degli adulti… l’Arcivescovo nel suo messaggio esorta i giovani a diventare operatori di pace e anche a prendendosi cura dell’ambiente. Obiettivi troppo ambiziosi?
No, assolutamente. Il nostro Arcivescovo è abituato a rivolgersi ai ragazzi, tanto che a breve uscirà a breve un’altra sua lettera agli adolescenti. E quando si rivolge a loro non propone mai semplici “compitini”, ma vere e proprie imprese, Più volte ha affidato loro l’impresa di cambiare il mondo e il Messaggio di quest’anno per la festa di apertura degli oratori non fa eccezione. L’Arcivescovo parla all’oratorio, ma chiede di non fermarsi in oratorio: vuole allargare lo sguardo e amplificare l’impegno verso i problemi contingenti, sia quelli della vita quotidiana, sia quelli del nostro tempo storico, che sono ben presenti nella testa e nel cuore di tutti, come la pace e la cura dell’ambiente. L’Arcivescovo non ha paura di lanciare agli adolescenti e agli oratori una sfida importante, perché è consapevole che può essere raccolta.

Come l’oratorio supporta i ragazzi in questo importante cammino?
Lavorando sulla relazione tra le persone e sulla responsabilità. L’oratorio cerca di creare uno spazio in cui le persone possano incontrarsi superando logiche di convenienza e di opportunità, ma accogliendosi per quello che realmente sono. Questo è possibile se tutti si assumono le proprie responsabilità e se collegano la propria responsabilità a quella degli altri. E poi lo sguardo dell’oratorio non è mai piccolo, concentrato sulla dimensione locale, ma ha sempre una prospettiva più ampia.

Quali saranno i momenti clou dell’anno oratoriano?
Ho già citato la canonizzazione di Carlo Acutis. Poi sicuramente la partecipazione al pellegrinaggio giubilare a Roma, prima degli adolescenti (25-28 aprile) e poi dei giovani (28 luglio – 3 agosto). Ci sono poi alcune “chicche”. La prima che voglio ricordare è sul tema della pace: un percorso di conoscenza della storia dei Balcani, come esempio di una situazione di conflittualità che può aprirsi faticosamente a una dimensione di pace. Gli oratori che aderiranno avranno la possibilità di organizzare una visita a Sarajevo vivendo esperienze di servizio, di carità e di approfondimento culturale. Un’altra opportunità, che si rinnova dall’anno scorso, è il percorso che vede l’Arcivescovo incontrare, nel corso di sette lunedì, un gruppo di adolescenti della Diocesi in luoghi caratterizzati da vissuti di marginalità e di sofferenza, ma laddove il bisogno incontra una presenza umana che aiuta.