La terza giornata di papa Francesco in Portogallo comincia dal Parco delle Confessioni, allestito nel giardino Vasco da Gama, nel quartiere di Bélem. Tra la distesa dei confessionali in legno, in file ordinate sulla grande spianata verde per garantire la riservatezza dei ragazzi e dei loro rispettivi confessori, ce n’è uno speciale: è quello dove trova posto Francesco, che amministra il Sacramento della confessione ad alcuni ragazzi.
Dopo il fiume dei 500 mila giovani che hanno affollato ieri sera il Parque Eduardo VII per la cerimonia di accoglienza, con il loro chiasso molto apprezzato da Bergoglio, oggi è il giorno del raccoglimento e dell’intimità, che culminerà con la Via Crucis di stasera, uno dei momenti più attesi dal “popolo” giovane delle Gmg.
Riconciliarsi con Dio e con gli altri
Il Parco delle Confessioni è il momento della riconciliazione, con Dio, col mondo e con sé stessi.
Incontriamo Martina, viene da Roma, è qui col suo gruppo, appartiene a un movimento ecclesiale. Racconta della speranza che la anima e che l’ha animata nel raggiungere questo luogo. È lieta e non smette di dire che qui a Lisbona ha ritrovato entusiasmo e nuova vitalità per la sua fede.
C’è poi Rafael di un gruppo di messicani. «Il viaggio è stato ed è bellissimo – dice – e per venire qui e pagarlo ho lavorato tutto l’inverno come cameriere. Non sono qui per confessarmi, ma per vedere il Papa, perché vedendo lui ho in me l’idea di una fede giovane, ma forte».
Si avvicina Jurgen, è tedesco e mi fa capire che ha passato la notte qui al parco in attesa e nella speranza di essere confessato dal Santo Padre: «Volevo vederlo da vicino e dirgli che gli voglio bene».