Mercoledi 24 giugno, via Zoom, abbiamo iniziato il Consiglio diocesano del Movimento della terza età. Erano presenti i due rappresentanti diocesani, Alba Moroni e Carlo Riganti, e i rappresentanti delle sette Zone pastorali.
La preghiera iniziale da me proposta ha indicato l’approccio di fondo di questo incontro. La solennità della Natività di San Giovanni sollecita soprattutto noi anziani a essere docili nel rispondere a quello che Dio ha sempre pensato anche in questo periodo cruciale del coronavirus.
Il secondo punto all’ordine del giorno era proprio la relazione dei responsabili di Zona sugli stati d’animo degli iscritti dopo il «fermo» del Covid-19. La situazione vissuta dalla maggior parte degli anziani è stata di paura e molto spesso di solitudine.
Se da una parte la paura dell’isolamento è stata superata dai contatti telefonici e da quelli via Whatsapp di molti componenti del Movimento e dalla riscoperta dei rapporti familiari, dall’altra parte si è stati coinvolti drammaticamente, specialmente nel Decanato di Treviglio per le 300 vittime del coronavirus.
Questo tempo di perdite di persone, parenti e amici, ha portato ancor più a rafforzare la nostra fede nel Signore Gesù, morto e risorto per noi. Non per nulla il cammino compiuto in questo anno con la lettera paolina ai Filippesi ci ha portato a vivere la sofferenza come generatrice di speranza.
Molti degli anziani hanno apprezzato i collegamenti, mediante gli strumenti di comunicazione, quotidianamente con papa Francesco e in alcuni momenti forti con il nostro Arcivescovo. Sono state occasioni di ascolto della Parola, di relazione familiare e amicale, in un confronto costruttivo.
Ancora oggi, però, rimane la preoccupazione, forse un sentimento di smarrimento per quello che non è stato ancora superato e per quello che potrà accadere in futuro. Certamente dobbiamo incoraggiare, nel rispetto delle modalità sanitarie, la partecipazione all’Eucarestia specialmente domenicale, perché è proprio Gesù che fisicamente si rivolge a noi con la sua Parola e diventa Pane di vita.
Lo sguardo, infine, si è rivolto all’autunno con gli incontri di Zona, attraverso le modalità che verranno comunicate. Essi avranno un obiettivo preciso, che è quello di «far crescere» in umanità i componenti del Movimento della terza età, nell’amicizia tra loro e nella fraternità con gli altri. E tutto ciò sarà approfondito attraverso il nuovo catechismo: «Ogni sapienza viene dal Signore».
In una società «liquida» e visitata dalla pandemia, facciamo l’esperienza della fragilità e della mancanza di punti di riferimento. La crisi attuale non è soltanto economica e sanitaria, ma è soprattutto esistenziale. C’è bisogno di una sapienza che viene dall’alto.
Gli anziani, in questo momento di passaggio epocale, sono chiamati a ravvivare la propria memoria per mettere a tema che l’uomo costruisce invano la città senza Dio (cfr Salmo 126).
Proprio in questo ambito sapienziale, si vuole lanciare la «Missione ecologica degli anziani giovani». La pandemia del coronavirus ha messo ancor più in evidenza la necessità della difesa della natura non come un passatempo, ma come risposta al mandato di Dio creatore nel coltivare e custodire la natura.
Chiamando in prima persona gli «anziani giovani» significa di conseguenza coinvolgere i propri nipoti in un dialogo costruttivo partendo, da una riflessione dell’enciclica di papa Francesco Laudato si’, che presenta una difesa del creato che coniuga la natura, il bene comune e la nuova generazione.
Sono gli «anziani giovani», che prendono per mano la nuova generazione nell’avere una mentalità e un comportamento coerente nella difesa della natura, casa di tutti. E Dio ci chiama a corrispondere a un umanesimo universale per il fatto che tutti noi facciamo parte della stessa famiglia.