Qualche prete parla di un piccolo miracolo: quando i suoi 700 ragazzi entrano in chiesa e lui, il “don”, riesce a creare il silenzio. Dal gioco alla preghiera, qual è il segreto degli oratori estivi? «Cerchiamo non solo di fare, ma di essere animatori», prova a spiegare Matteo Fabris, responsabile della formazione per la Fom, la Fondazione degli oratori milanesi, fresco di full immersion coi ragazzi che, appunto, saranno l’anima degli oratori estivi. La differenza spesso è solo implicita, nascosta. Poi però si traduce in cose concrete. «La cura di accogliere ogni singolo ragazzo, di ricordarsene il nome, la collaborazione con gli altri animatori. E la cura dell’aspetto spirituale, che dovrebbe essere il filo rosso di tutti i momenti dell’oratorio», ricorda Fabris. «Abbiamo attenzione per i ragazzi perché Gesù l’aveva».
Un discorso troppo alto? Fabris, che con la sua collana e l’orecchino potrebbe sembrare solo un ventenne, ha visto in realtà passare tanti ragazzi. «Nel corso degli anni Gesù si allontana dalla vita dei bambini; ma la cura degli animatori se la ricordano, e, raccontano: “Il periodo dell’oratorio estivo è stato il più divertente della mia vita”. Magari questa cura può essere un seme che tra qualche anno li potrà aiutare a collegare tutto quello che hanno vissuto».
Per questo don Samuele Marelli, responsabile della Fom, non teme che tutto l’impegno degli oratori estivi si traduca in una semplice risposta al bisogno di ragazzi e famiglie, una volta terminata la scuola: «Gesù è sempre partito dai bisogni delle persone, e così ha fatto la Chiesa. Anche noi partiamo dai bisogni, sapendo che la nostra azione non è una semplice risposta ai bisogni, ma è inscrivere in essi l’annuncio del Vangelo».
Quest’anno più che mai, tra giochi e laboratori, i bambini scopriranno le grandi opere di Dio. «Detto, fatto» è il titolo di quest’estate: ripercorrerà le tappe della creazione, raccontando come Dio ha “acceso” il mondo. Nel racconto troveranno spazio tutti i sette giorni della creazione, e i bambini scopriranno un mondo fatto bene, composto come un mosaico. «Ci siamo ispirati alla Laudato si’ di papa Francesco, vogliamo che i bambini possano guardare e stupirsi di ciò che gli sta intorno, in una stagione dove sono più a contatto con la natura», osserva don Samuele.
Cosa porteranno a casa i ragazzi? Ancora una volta Fabris è fiducioso: «Gli animatori insegneranno non solo a guardare la realtà stupendosi delle cose belle, ma, soprattutto, a guardare a chi ci sta intorno, a stupirsi per le relazioni con le persone». «La bellezza è negli occhi di chi la contempla», è il motto che i ragazzi porteranno sulle loro magliette. Concordiamo con Fabris: «Se i ragazzi porteranno a casa tutto questo, sarà già un grande risultato».