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1 febbraio

Giovanni Colombo, maestro di fede e di vita

Due volumi dedicati al Cardinale presentati in un incontro presso l’Università della Terza Età (da lui istituita e a lui intitolata), che festeggia i 35 anni di attività. Interverrà l’arcivescovo Delpini

di Annamaria BRACCINI

28 Gennaio 2018
Il cardinale Giovanni Colombo

Saranno presentati presso l’Università della Terza Età che porta il suo nome. Si tratta dei due ultimi poderosi (e ponderosi) volumi dedicati al cardinale Giovanni Colombo. Un momento significativo, fissato per giovedì 1 febbraio, alle 10, presso la Ute in piazza San Marco: all’incontro, dal titolo “Ricordando Giovanni Colombo, maestro di fede e di vita”, non mancherà l’Arcivescovo, monsignor Mario Delpini.

«Fu una precisa volontà del cardinale Tettamanzi mettere in stampa quanto era raggruppato nei 91 “Quaderni Colombiani”, la cui pubblicazione si è protratta dal 2002 al 2017», spiega monsignor Francantonio Bernasconi, che fu segretario del presule negli ultimi anni della sua vita e che, con la storica Eliana Versace, ha curato le pubblicazioni per Jaca Book. «L’obiettivo era, ed è, quello di fissare nella memoria e nell’archivio storico l’epoca, oltre che il personaggio, del cardinale Colombo». Una pubblicazione in due tomi, per un totale di oltre 1500 pagine, come precisa Bernasconi: «Il primo (circa 700 pagine), uscito in luglio, è intitolato Avvenimenti e incontri; il secondo, disponibile dal 7 dicembre, festa di Sant’Ambrogio, si intitola Pastorale e spiritualità ed è costituito da 800 pagine. Abbiamo deciso di presentare entrambi i saggi all’Università della Terza Età, perché sappiamo che il cardinale Colombo, che la istituì, l’aveva particolarmente a cuore». Dai volumi, continua Bernasconi, «emerge una personalità poliedrica, dalle tante sfaccettature, che già nella Solennità dell’Assunta del 1973, per esempio, parlava di quelle che oggi ci paiono novità nella predicazione ecclesiale, come il codice stradale. Penso anche al tema dell’ecologia, trattato soprattutto dopo la nube tossica della diossina diffusasi a Seveso nel 1976».

La mattinata di studi sarà anche un modo per ricordare il 35mo dell’Ateneo, fondato nel 1983, come sottolinea monsignor Renzo Marzorati, rettore dal 2005 per volere del cardinale Tettamanzi, ma praticamente da sempre (tranne la parentesi negli anni Novanta, quando fu parroco a Melzo) inserito in questa Università come docente di Storia della Musica: «L’idea venne al cardinale Colombo dopo aver conosciuto esperienze simili in Francia. Lo voleva chiamare l’“Ateneo degli anziani”, tenendo particolarmente all’aspetto culturale dell’iniziativa. Oggi, soprattutto, vogliamo festeggiare la presenza del nuovo Arcivescovo che viene a trovarci, a vedere chi siamo e che cosa facciamo».

Attualmente l’Università conta circa 550 iscritti e una quarantina di docenti. «Tre sono i Dipartimenti – precisa Marzorati -: il primo è storico-letterario, il secondo scientifico-medico, il terzo filosofico-religioso. Le lezioni spaziano dalla Storia delle Religioni alla Musica, dalla Letteratura italiana a quella straniera, dalla filosofia e la teologia fino alla scienza medica. Nei primi anni (all’inizio solo noi, a Milano, offrivamo un’offerta accademica di questo tipo) siamo arrivati ad avere fino a 1500 iscritti. Oggi, anche per la creazione di Università simili, anche se non tutte del nostro stesso livello, vi è stato un calo fisiologico, ma credo che dal 1983 a ora più di 15 mila persone siano passate dalle nostre aule». Al termine dei corsi non si consegue un diploma di validità, ma un attestato di frequenza: «È stato deciso così proprio per evitare forme di esame che potessero essere gravose per gli anziani. Di solito i nostri “studenti” sono persone che hanno raggiunto l’età pensionabile, ma ci sono anche i 50-60enni e qualcuno arriva ai 90 anni».