Tommaso Albanese e Alice Guanella sono due dei 200 giovani che il 6 novembre 2021, in dialogo con i Vescovi lombardi, hanno portato la “voce” dei loro coetanei: sogni, timori, speranze, fatiche… Poco più di un anno dopo, con ancora nel cuore l’inizio del cammino, chiediamo loro quali sono le attese per il nuovo confronto di «Giovani e Vescovi», in programma il 10 dicembre a Sotto il Monte, in cui si tornerà a mettere al centro i desideri dei giovani e a cui entrambi si stanno preparando.
«Una bella immagine di sinodalità»
«Ricordo con gioia l’incontro nella Cattedrale di Milano, in un clima di trepidante novità – racconta Tommaso, 24 anni, di Milano, impegnato tra il lavoro come educatore in una scuola superiore e lo studio di consulenza pedagogica per la disabilità e la marginalità -. Mi colpiva osservare il Duomo destrutturato, con giovani e consacrati qua e là che parlavano tra di loro, tutti insieme: un
a bella immagine di sinodalità». Tra i cinque sentieri del dialogo (vocazione e lavoro, riti, affetti, intercultura, ecologia), Tommaso sedeva al tavolo sui “riti”. «Durante le condivisioni, si percepiva una comprensione profonda. Vorrei citare le parole del vescovo di Mantova Marco Busca: “Il cuore dei giovani desidera trovare casa nella Chiesa e spesso ci riesce a fatica”. Ora è passato un anno e fra meno di una settimana ci si ritroverà a tirar le fila: non mi aspetto nulla se non di rivivere quel clima di fraternità insieme, anche perché le consapevolezze acquisite grazie al dono di questa esperienza, concretizzatosi nell’approfondimento dei temi e nel continuo scambio di riflessioni, a distanza di un anno hanno fatto spuntare tante piccole gemme, che porteranno frutto».
«La speranza: essere sempre più coinvolti»
Anche Alice – 26 anni, di Lecco, un lavoro come assistente sociale e la formazione nell’Istituto secolare “Piccole Apostole della Carità” – è rimasta colpita, prendendo parte alla tematica “vocazione e lavoro”, dall’essersi ritrovati, in quella giornata in Duomo, «come se la Chiesa ci accogliesse, non solo fisicamente tra le sue mura, ma nel suo cuore, per mettersi in ascolto. Ora, in vista della prossima fase, spero che il coinvolgimento dei giovani possa ampliarsi sempre più e che si possa declinare nella pratica quanto è stato finora condiviso e progettato».
Il percorso iniziato, voluto dai Vescovi lombardi per inserirsi molto concretamente nel cammino della Chiesa universale, è promettente: ora la prospettiva è quella a livello diocesano, per avviare un processo di discernimento territoriale. «La Chiesa è oggi in grado non tanto di chiedere di fare qualcosa ai giovani quanto di riconsiderare la sua chiamata? – si chiede Tommaso – Per camminare alla pari, con i giovani e tutti coloro dentro la Chiesa, verso il Mistero d’amore che abbiamo ricevuto. E creare spazi concreti affinché ciascuno possa esprimere quello che ha dentro, parlare della sua fede, del suo dolore, di cosa pensa, uscendo da schemi e rigidità, insieme e con fiducia». «Penso che oggi la Chiesa sia chiamata a mettersi in ascolto dei desideri di bene che abitano il cuore di tutti i giovani, vicini e lontani – riflette Alice -, di quei sogni che sono motore delle loro azioni e delle loro giornate, per provare ad aiutarli a seguirli».
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