Prima della Pasqua i giovani si ritrovano insieme all’Arcivescovo per rivivere l’antico gesto della consegna del Credo ai catecumeni nella Traditio Symboli, sabato 8 aprile, alle 20.45, nel Duomo di Milano, sul tema «“Un segno evidente è avvenuto per opera loro” (At 4,16). La comunione convince».
«Tutti noi percepiamo una forza centrifuga che sovente ci allontana gli uni dagli altri e talvolta da noi stessi. Abbiamo bisogno di essere salvati. Tanto più che i “giorni nuvolosi e di caligine” (cfr Ez 34,12) non mancano neppure nei nostri tempi. Eppure c’è Uno che si prende cura di noi. È appunto il Redentore, vero Dio e vero uomo, Crocifisso e Risorto per noi e per la nostra salvezza»: partendo da questo discorso del cardinale Angelo Scola, tenuto in occasione di una festa del Santissimo Redentore (18 luglio 2004), con la celebrazione di sabato prossimo in Duomo si vuole compiere un gesto che sia voce e volto di questa cura. «In questa comunione di vita che ci precede e che dà forma ai nostri giorni – spiega don Massimo Pirovano, responsabile del Servizio per i giovani e l’università della Diocesi di Milano -, Gesù si prende cura di noi, definendo al contempo un orizzonte che oggi più che mai si fa evidente. Il titolo della veglia “Un segno evidente è avvenuto per opera loro” (At 4,16), mentre rimanda alla capacità “creativa e curativa” della fede nel Signore Risorto, indica che il nostro radunarci nel Duomo, convocati dal Vescovo, è il “segno evidente” offerto, principalmente a noi, e quindi al mondo».
All’interno della proposta di quest’anno rivolta ai giovani, «Seguimi», ognuno è stato richiamato ad alcuni criteri di verità della sequela, della identità di discepoli, di comunità. Il «senso della mancanza», emerso dall’esperienza del giovane ricco, evocata nella veglia di Redditio Symboli all’inizio dell’anno pastorale, ha invocato dalla libertà una presa di posizione. «Questo “senso della mancanza” – precisa don Pirovano – non chiede immediatamente e principalmente di essere disciolto o saturato, se non nella misura, nel senso in cui viene riconosciuto come occasione di apertura ad un volto, quello di Gesù, che mi svela il primato del suo Amore misericordioso».
Le «intuizioni del bello, del vero e del bene», che i giovani hanno meditato nel «sì» di Maria durante gli esercizi spirituali di Avvento, sono state offerte poi come opportunità di unificazione di un vissuto spesso percepito come frantumato o svuotato di senso. Gli esercizi spirituali di Quaresima, invece, attraverso la figura dell’apostolo Mattia, hanno aiutato a intuire e a riconoscere come «l’essere presi a servizio» sia una realtà che domanda una risposta. «La sostituzione di Giuda è stata una realtà nella quale Pietro, voce dell’intera comunità – aggiunge don Pirovano -, ha espresso non una necessità organizzativa, ma una risposta a una intenzione di Gesù. Lasciarsi interrogare dal reale, come luogo in cui non è assente il volto di Dio, è criterio per la comprensione della personale vocazione all’Amore che salva».
Infine, la Traditio Symboli, che invita a riconoscere nella «comunione di vita» il primo frutto di un discernimento, di una sequela autenticamente evangelica. «Questa comunione di vita è una pluriformità nell’unità che non può essere riservata al rapporto tra Chiesa territoriale e carismatica, ma che entra nella quotidianità dei nostri rapporti – conclude don Pirovano -. Se da un lato la veglia di sabato ci presenta un contenuto per dare slancio e verità ai nostri cammini, dall’altro lato afferma, per la sua stessa identità, che la preghiera condivisa è il primo luogo, sorgivo e fondante, per abitare ed edificare una comunione di vita che sia “segno evidente”, convincente».