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Sirio 11 - 17 novembre 2024
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Dialogo

Giovani e Vescovi insieme per edificare la Chiesa

Vocazione e lavoro, riti, ecologia, affetti, intercultura: sono le cinque tematiche di confronto delle commissioni diocesane lombarde, ora proposte sul territorio per continuare il confronto

di Letizia GUALDONI

12 Febbraio 2024

Con un veloce rewind non possiamo che partire da ciò che ha aperto una strada e ci ha condotto fino a qua, oggi, in un processo che si distende nel tempo, permettendo ai frutti di maturare: era il 6 novembre 2021, e nel Duomo, cuore della Chiesa milanese e lombarda, 200 giovani si sedettero attorno al tavolo con i loro pastori, ascoltandosi sulle questioni cruciali della vita e della fede. Un’immagine inedita e significativa di un cambio di passo, delle vie che si è pronti a percorrere per avviare e continuare un dialogo che sia fruttuoso, che «ha toccato i cuori, ha ridestato speranze infiacchite, ha varcato i confini della Chiesa».

I Vescovi lombardi avevano desiderato con forza di «camminare insieme verso scelte coraggiose di fraternità e missione». «Con voi – sono le parole che i vescovi lombardi avevano affidato ai giovani in una lettera, all’inizio di una nuova tappa del percorso – abbiamo avvertito la forza di quel segno; con voi desideriamo che il sogno di Dio prenda corpo. Continuiamo così quel confronto».

Dopo le commissioni regionali, che hanno individuato le tensioni ritenute maggiormente prioritarie, le commissioni diocesane hanno proseguito in continuità il cammino. Immaginando che il sogno di Dio potesse intrecciarsi anche attraverso quei cinque sentieri che hanno guidato il dialogo, ritenuti promettenti per comprendere il vissuto dei giovani e rinnovare il volto della Chiesa, vivendo una corresponsabilità, nel desiderio di una edificazione della Chiesa, particolarmente della Chiesa giovanile: riti, ecologia, affetti, intercultura, vocazione e lavoro. Sono le cinque tematiche di confronto delle commissioni diocesane, che, puntualmente, si incontrano per continuare la riflessione.

Sugli stessi sentieri, giovani e vescovi (membri delle commissioni diocesane), invitano il territorio a riproporre gli stessi «tavoli» di dialogo sinodale, in ascolto dello Spirito. «Camminiamo insieme lieti, fiduciosi, perché conosciamo Gesù, la sua presenza, la sua Parola. Nel cammino, giovani e vescovi non sono delle controparti, dove il vescovo deve convincere di fare una cosa e i giovani devono convincere il vescovo a fare qualcos’altro, cambiando qualcosa della Chiesa – spiega l’arcivescovo -. Non siamo controparti, ma siamo insieme, sentiamo, condividiamo questo desiderio di avere una parola da dire ai vostri coetanei: il desiderio di creare un contesto in cui invitare i giovani possa essere convincente, di percorrere la domanda: come sarà la Chiesa in cui i giovani si trovano bene, non solo nel grande evento che raduna migliaia di giovani come è stata la Giornata mondiale della gioventù, ma come una casa sempre abitabile, desiderabile, al cui centro c’è la fede, l’incontro con Gesù?».

Da un lato, per i riti, si evidenzia quindi l’esperienza di una comunità radunata percepita come un luogo desiderabile in cui incontrare il Signore; dall’altro la difficoltà del rito, come accesso al mistero e di incontro reale con il Signore. Perché i riti di sempre – sembrano – non parlare più? Sicuramente, fa eco una giovane, Federica Assisi, «il rito pone davanti un ritmo non abituale, in un mondo che corre chiede di fermarci, in un mondo caotico ci viene chiesto silenzio, per disporsi all’ascolto di Dio».

Siamo disposti a «rallentare»? «Stiamo scoprendo – afferma il vescovo ausiliare Luca Raimondi – che lo sguardo integrale sull’ecologia ci spinge a farci carico di temi ambientali che aprono all’integrazione e all’inclusione; ci stiamo rendendo conto di come sia urgente l’educazione ai temi socio-politici che edifichino una vera solidarietà ed una pace concreta…», seguendo il richiamo di papa Francesco nell’esortazione apostolica Laudate Deum: «Ammettiamo finalmente che si tratta di un problema umano e sociale in senso ampio e a vari livelli. Per questo si richiede un coinvolgimento di tutti».

«Non siamo un insieme di singoli sconfortati di fronte alle grandi difficoltà della nostra modernità – ne è convinto il giovane Gabriele Porta – ma siamo un popolo di fratelli e sorelle che possono fare la differenza». «Una Chiesa che – come suggerisce il Vicario episcopale Giuseppe Como – dovrà chiarire il senso di ciò che propone, per aiutare i giovani a fare verità nella loro vita», verificandosi con questo criterio, se stanno imparando ad amare secondo il Vangelo che è «la verità dell’amore».

Per la giovane Anna Cova, «a tutti serve una parola di verità riguardo all’ambito affettivo». Lasciamo alle spalle il «si è sempre fatto così», «non basta chiedere agli altri di cambiare, è necessario mettersi in gioco in prima persona», per il vicario episcopale monsignor Luca Bressan, imparando a «essere con», «Chiesa dalle genti»: siamo chiamati a sognare insieme e ad ampliare le vedute, delineando, spiega la giovane Veronica Perrotti, come «parlare di intercultura evidenzi una nuova esigenza: un percorso che restituisca un valore vero e sincero a ciascun individuo». «Non è facile per nessuno, oggi – riflette il vescovo ausiliare Giuseppe Vegezzi -, trovare la propria strada in una società che spinge alla realizzazione di sé, alla performance, alla carriera, al successo, attraverso ritmi frenetici, ambienti competitivi, e che allo stesso tempo sembra scoraggiare i giovani, tra incertezze e precarietà che tanto condizionano i progetti di vita familiare e individuale».

«È possibile – si chiede la giovane Rossella Perletti, su «vocazione e lavoro» – per un giovane di oggi vivere una vita che contempli e unisca i desideri del cuore e la realtà in cui si è immersi?». Una Chiesa pronta a venire incontro a queste tensioni, per accompagnare con uno sguardo buono i giovani a scoprirsi in grado di amare la realtà in cui sono inseriti, saprà rinascere per annunciare il Vangelo nel mondo contemporaneo.

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