Nell’era dei viaggi e della globalizzazione, il mondo missionario si trova quasi travolto dalle richieste di visite e di collaborazioni, che singoli e gruppi avanzano per trascorrere un’estate all’insegna dell’esperienza missionaria.Un fervore che, se non adeguatamente indirizzato e preparato, rischia addirittura di causare problemi alla comunità ospitante.
don Gianni Cesena
responsabile dell’Ufficio di pastorale missionaria
La possibilità sempre più diffusa di viaggiare, sostenuta dalle risorse disponibili anche a non pochi giovani e dalla curiosità intellettuale per mondi diversi e nuovi, con le loro culture e religioni, insieme all’esigenza di moltiplicare i contatti tra i popoli, f avorisce già da qualche tempo l’incontro diretto, sul posto, tra giovani italiani e comunità di altri continenti.
Il mondo missionario, che da sempre ha promosso questa possibilità di comunicazione, si trova quasi travolto negli ultimi anni dalle richieste di visite e di collaborazioni, che singoli e gruppi avanzano per trascorrere un’estate all’insegna dell’esperienza missionaria.
Da subito si riconoscono alcune possibili “patologie” di tali domande: l’intempestività, quando i richiedenti si svegliano a organizzare un viaggio missionario solo alla vigilia dell’estate; il pericolo che in certi luoghi ad agosto ci sia un affollamento di italiani più simile a famose spiagge nazionali che a missioni cattoliche all’estero; più di tutto l’impreparazione e l’improvvisazione causeranno al missionario così affettuosamente visitato una seria distrazione dai propri impegni ordinari con intralci al servizio verso la sua gente. Talvolta l’aria di allegra brigata, disattenta verso gli usi del luogo o in aperta contraddizione con situazioni di povertà e di bisogno (così come certe commosse constatazioni di tali situazioni), farà tirare un sospiro di sollievo al momento del rientro.
Per questo in anni recenti, attingendo all’esperienza consolidata degli Istituti missionari (citiamo tra gli altri il Pime, i Missionari della Consolata, le suore di Nostra Signora degli Apostoli) e in collaborazione con i missionari rientrati, le comunità giovanili di parrocchie e oratori hanno iniziato esigenti percorsi di preparazione per coloro che programmano per tempo un viaggio missionario estivo. La “fisiologia” di queste iniziative prevede che anzitutto l’evento non possa essere isolato ai pochi o molti partenti (meglio pochi, se le strutture che accolgono sono minime e le possibilità di trasporto ridotte…), ma esteso nelle motivazioni e nelle riflessioni all’intera comunità che così può affrontare i temi portanti della missione oggi.
Accanto alle questioni che rendono ansiosi non pochi genitori (cibo e vestiti, vaccinazioni, passaporto, clima, valuta straniera…) viene sottolineata soprattutto la qualità spirituale di un simile viaggio: il Vangelo sarà alla mano sia nel periodo di preparazione, sia durante la visita in missione, così da vedere e discernere ogni cosa con gli occhi di Dio, limitando i pregiudizi e aprendosi a “punti di vista” diversi per cultura e condizioni sociali; un clima di preghiera è essenziale anche per un viaggio missionario. Una visita contrassegnata da un duro impegno di lavoro si presenta come un’arma a doppio taglio se ancora perpetua una visione di dipendenza e non aiuta la gente del posto a rendersi protagonista del proprio sviluppo.
Il clima di condivisione, a prima vista così fragile, può egualmente svelare la prossimità evangelica e lo scambio tra le comunità interessate potrà continuare in una logica di reciprocità. Non poche amicizie nate in questi contesti continuano e arricchiscono tali scambi mentre molti visitatori, una volta rientrati, sentono la necessità di rivedere i loro stili di vita, facendo scelte di sobrietà e dedicando più tempo a forme di fraternità capaci di attraversare gli innumerevoli confini che dividono l’umanità.