A volte basta poco per riattivare i ragazzi. Uno stimolo, un piccolo aiuto per rimettersi in moto, per chi è a casa e non sa bene cosa fare. C’è chi, fatto il curriculum, trova lavoro da solo. C’è chi aveva abbandonato la scuola e si rimette a studiare. C’è anche chi non riesce a “tenere” la prospettiva di un impiego continuativo, e torna ad arrangiarsi con lavoretti, più o meno leciti.
Diverse esigenze
Davide Ronzio, educatore della cooperativa Aquila e Priscilla, racconta le esperienze di tanti adolescenti e giovani che guardano con difficoltà al mondo del lavoro, spesso dopo aver lasciato prematuramente la scuola. A Quarto Oggiaro, nell’ultimo anno, una trentina di ragazzi dai 19 ai 29 anni hanno potuto contare, come si diceva, su un aiuto in più. A loro si rivolge lo Sportello «Giovani al lavoro» aperto in collaborazione con il Servizio Siloe di Caritas ambrosiana, dedicato appunto all’orientamento lavorativo. Una scelta, questa, fatta per indirizzare l’attività del progetto «Parrocchie e Periferia» verso chi ha più bisogno di ripartire, di chi si è fermato non solo a causa dello stop del Covid.
Ronzio mette in luce le diverse esigenze dei giovani che si affacciano al mondo del lavoro: «Diversa – spiega – è la situazione di chi ha 19 o 20 anni, che abbiamo accompagnato anche a leggere le proprie abilità e aspirazioni per la scelta del lavoro, e, d’altra parte, la situazione di chi ha 26 anni e un affitto da pagare, e non può permettersi di andare per il sottile nella ricerca del lavoro». Per tutti, comunque, lo Sportello prevede colloqui con gli operatori specializzati del Servizio Siloe e in genere l’attivazione di un tirocinio di tre mesi, rinnovabili, sempre seguiti da un tutor. Un primo passo.
Oltre il passaparola
Ma l’utilità dell’iniziativa, che rimarrà attiva fino a dicembre e che si desidera poi rinnovare, anche con nuove risorse, è messa in luce da un dato: «La metà dei giovani che si sono rivolti allo sportello veniva da nuclei familiari già seguiti dal Centro ascolto Caritas», evidenziando dunque una situazione complessiva di bisogno. E per andare oltre il sistema del passaparola, Ronzio chiama in causa il mondo degli adulti, anche al di fuori del mondo ecclesiale. «Serve poter collaborare di più coi servizi sociali, e serve una comunità che si prenda cura dei giovani: perché i ragazzi non hanno bisogno della bambagia; ma di essere accompagnati, questo sì».
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