Lunedì 1° aprile è deceduto nella sua casa milanese Giorgio Bagliani. Aveva 100 anni ed era stato a lungo il presidente del Centro d’azione culturale Walter Tobagi di Milano. Conosciuto come figura di spicco del cattolicesimo ambrosiano, era stato un grande amico dei cardinali Carlo Maria Martini, Gianfranco Ravasi e Francesco Coccopalmerio. La sua esistenza è stata contraddistinta dalla promozione di numerose iniziative culturali, a cui negli anni si è aggiunta la presidenza della sezione milanese dell’Unione cristiana imprenditori dirigenti (Ucid).
Impegni che non lo hanno mai allontanato dalla parrocchia di Santa Maria del Rosario, come racconta il parroco don Marco Borghi: «Giorgio ci ha lasciato certamente una grande passione per la cultura. È stato un uomo che ha costruito tanti spazi culturali per la società e per la Chiesa. Lascia anche una grande eredità di laico, di uomo che vive la sua fede nel tempo in cui si trova e crede veramente al ruolo della propria condizione di vita».
Don Marco descrive una persona sensibile nel raccontare le sue origini culturali, dai tempi nel Collegio San Carlo e il periodo del fascismo e della Resistenza. Una persona che aveva mantenuto sempre una grande lucidità, fino all’ultimo istante. Vivace e mai domo, pur nelle limitazioni imposte dall’anagrafe. «Dei suoi ultimi anni ho un ricordo ricco di spunti intellettuali, di confronti verbali e con una produzione letteraria costante. Ho conservato diverse lettere che mi scriveva, talvolta anche personali».
Il lascito più noto di Bassani è il Centro d’azione culturale Walter Tobagi, di cui a lungo ne è stato il presidente. L’associazione è nata pochi mesi dopo l’assassinio del giornalista Walter Tobagi, ucciso il 28 maggio 1980 per mano del gruppo terroristico di estrema sinistra Brigata XXVIII marzo in via Salaino, a Milano. «È la sua creatura più bella – sottolinea don Marco – nel panorama culturale ed ecclesiale milanese. Giorgio fu il primo a voler intitolare il neonato Centro culturale proprio a Tobagi».
Di Giorgio Bagliani don Marco ricorda anche una persona sempre desiderosa di costruire un rapporto improntato sull’amicizia con tutti. «Ricordo che nel 2022 organizzammo un incontro come Cedac sul sinodo della Chiesa. All’epoca invitammo il cardinale Matteo Zuppi e partecipò anche l’arcivescovo, monsignor Mario Delpini. Giorgio mi confidò che voleva a tutti i costi poter salutare e stringere la mano ai due vescovi, due figure che amava e ammirava».
Mercoledì 3 aprile si sono tenuti i funerali di Bagliani nella chiesa di Santa Maria del Rosario, la stessa dove si era sposato nel 1952. «Ho dato apposta spazio in predica ad alcune sue lettere per farlo parlare – racconta don Marco -, perché volevo che l’omelia fosse, in un certo senso, tenuta anche da lui. Ricordo in particolare il prezioso intervento del figlio Paolo, presente assieme alla sorella Rossana e alla nipote, che ha condiviso gli aspetti anche più familiari di Giorgio. C’è stato un clima raccolto e di forte condivisione e riconoscenza, da parte delle tante persone che lo hanno conosciuto. Proprio per questa riconoscenza sono tornato proprio al carattere pasquale della celebrazione».