È in pieno svolgimento la Visita pastorale dell’Arcivescovo al Decanato di Gallarate, nella Zona pastorale II. «La visita tocca le singole parrocchie, in tutto 36, raggruppate in 11 Comunità o unità pastorali – spiega il decano, monsignor Riccardo Festa -. In ciascuna è previsto un momento di celebrazione liturgica, come a evidenziare che la parrocchia è il luogo della preghiera e della comunione fraterna che nasce intorno alla celebrazione eucaristica. Le parrocchie della stessa unità o Comunità pastorale sono visitate nello stesso periodo e nello stesso arco di tempo viene visitato il Decanato. Questa scelta evidenzia che, se la parrocchia è il luogo della vita fraterna, per la cura pastorale di tutte le persone che abitano il loro territorio, le parrocchie hanno necessità di organizzarsi in unità operative adeguate per le esigenze della missione, per l’accoglienza dei poveri e dell’accompagnamento dei fedeli».
Quali i servizi più importanti sul territorio?
Il Decanato conta 156 mila abitanti, dispone di un Consultorio familiare a Gallarate. Decanale è anche il Centro di aiuto alla vita, che ha sede a Cassano Magnago. A Gallarate, che con i suoi 54 mila abitanti e la sua struttura di città attira le persone in maggiore stato di disagio (compreso chi è senza casa), ci sono servizi contro l’emarginazione grave, a disposizione di fatto di tutto il Decanato, e due luoghi di ospitalità notturna di emergenza per chi non ha casa, diversamente configurati in rapporto con le parrocchie. È attiva inoltre una mensa di carità e servizi doccia, lavanderia, parrucchiere, servizi gestiti della Caritas cittadina. A livello decanale operano anche enti del Terzo settore, che seguono persone con disabilità».
Come state vivendo questo momento?
Vorremmo approfittare di questa occasione per far conoscere anche all’Arcivescovo come ci stiamo muovendo per costituire l’Assemblea sinodale. Partiamo dal fatto che noi veniamo da una positiva esperienza di Consiglio pastorale decanale, che adesso offrirà il punto di partenza utile per proseguire secondo la riforma. Nel 2019, in occasione della Festa diocesana delle genti tenutasi qui, si è tenuto un convegno dove cristiani cattolici immigrati sono intervenuti a raccontare le loro storie di fede prima e dopo la migrazione. È stata l’epifania di una vivacità sorprendente e la scoperta per tutti che ci sono persone che hanno voglia di esprimersi e di farsi conoscere. E qui si dovrà ora, dopo il Covid, riprendere a tessere un dialogo per tenere a galla un fenomeno che non va lasciato sprofondare nell’invisibilità. Alla fine del Sinodo per l’Amazzonia, un padre sinodale, il sacerdote comboniano padre Dario Bossi, è venuto a Samarate, sua comunità di origine, per raccontare di quell’evento e lì abbiamo scoperto una grande folla, variegata e desiderosa di ascoltare e condividere quei temi che fanno riferimento alla Laudato si’ e alla missione della Chiesa nei Paesi di frontiera della povertà. Ora tutte queste sollecitazioni hanno bisogno di essere raccolte e deve esserci un luogo dove avviare un dialogo anche con chi, pur non facendo riferimento immediato alla comunità ecclesiale, cerca di elaborare progetti culturali e operativi che vanno in questa direzione.
Quali le sfide per il futuro?
Come in passato il Decanato continuerà a essere una risorsa per promuovere la formazione: dai nuovi programmi di iniziazione cristiana alla pastorale battesimale, dalla pastorale familiare all’attenzione a chi vive la sofferenza di un’unione familiare ferita. Senza contare la pastorale giovanile e la promozione del Fondo Famiglia e Lavoro. Meno matura, ma necessaria potrebbe essere una ricerca di luoghi di condivisione di progetti di animazione culturale (cinema, teatri, tesori d’arte delle parrocchie). E poi la pastorale scolastica almeno per le scuole superiori.