Novant’anni di presenza dei Fratelli Oblati diocesani a servizio della Chiesa ambrosiana rappresentano un traguardo rilevante, da ricordare. Come si farà domenica 10 dicembre, con una celebrazione eucaristica alle 18 nel Santuario della Beata Vergine Addolorata di Rho, che concluderà l’anno di festeggiamenti e che verrà presieduta da dom Donato Ogliari, abate di San Paolo fuori le Mura. Una scelta significativa, che intende sottolineare il legame dei Fratelli Oblati con il loro fondatore, il beato cardinale Alfredo Ildefonso Schuster, anch’egli abate di San Paolo prima di divenire Arcivescovo di Milano.
«È un anniversario importante che testimonia la tenacia di una vocazione tutta ambrosiana, scelta dal cardinale Schuster che ci ha pensati come una famiglia della Congregazione degli Oblati dei Santi Ambrogio e Carlo volendoci inizialmente quali collaboratori dei sacerdoti», conferma fratel Michele Trabacchino.
Come si è qualificata questa presenza nel tempo?
Sono varie le forme che gli Arcivescovi hanno domandato alla Comunità. Dapprima il servizio in Seminario, “culla” della vocazione dei Fratelli. Poi, per volere del cardinale Martini, a servizio di tutta la Diocesi. L’8 dicembre 1932, presso il Seminario di Seveso, il primo gruppo di Fratelli Oblati ricevette la regola e il 4 ottobre 1933, sempre a Seveso, ebbe luogo la prima vestizione di dodici giovani Fratelli. Per i primi cinquant’anni siamo stati a servizio dei Seminari della Diocesi, successivamente, per intuizione del cardinal Martini – che il 12 settembre 1982 inaugurò la nuova Comunità vocazionale dei Fratelli a Castiglione Olona – i Fratelli sono stati impiegati su vari fronti: la Curia, la Cattedrale, la collaborazione con le parrocchie, gli oratori e le cappellanie ospedaliere, l’insegnamento della religione cattolica.
Quanti siete in Diocesi e come si configura il cammino di formazione?
Siamo cinque Fratelli e due postulanti. Il postulandato dura un anno, a cui seguono due anni di noviziato, quindi sei anni di professione temporanea, che terminano con la professione perpetua. Esiste la figura di un superiore responsabile, attualmente monsignor Donato Cariboni, affiancato dal Fratello Vicario, Massimiliano Adami.
Dove siete situati?
La casa madre è a Milano, nel Santuario di Santa Maria dei Miracoli presso San Celso, dove abitiamo in tre. Altri due fratelli sono al Santuario di Rho.
Che tipo di consacrazione è quella dei Fratelli Oblati?
Siamo religiosi diocesani: emettiamo la professione nelle mani dell’Arcivescovo, che è il nostro primo superiore, con i voti di povertà, castità e obbedienza che diventano perpetui al termine del cammino di formazione.
Lei è Fratello Oblato dal 5 novembre 2022. Che cosa l’ha spinta a fare questa scelta?
Prima di entrare nei Fratelli sono stato consigliere comunale. Quindi ho sempre avuto un forte richiamo al servizio della comunità, che si è concretizzato poi nello stretto legame con la Chiesa ambrosiana. Da lì è iniziato il cammino.
Come si svolge una sua giornata tipo?
La mia giornata parte con la preghiera, poi mi reco in parrocchia, o meglio nelle parrocchie di San Vittore al Corpo e San Vincenzo in Prato, riunite nella Comunità pastorale Santi Martiri, per le varie mansioni da svolgere in comunione con il parroco. Nel pomeriggio sono in oratorio e la sera rientro in Comunità per la cena, la preghiera comune e anche momenti di fraternità tra di noi.
Siete stati ricevuti anche dal Papa…
Sì. L’apice di questo anno è stata l’Udienza concessaci da papa Francesco il 14 aprile scorso. Il Santo Padre ha voluto sottolineare l’importanza della nostra Comunità e ci ha incoraggiato dicendo: «Siete un segno, piccolo ma importante, direi indispensabile, nel mosaico delle vocazioni nella Chiesa». Ha indicato il nostro come «un bel programma di vita», attraverso i tre punti cardine della «fraternità, oblazione, diocesanità».