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Speciale

Venti di guerra sulla Terra Santa

Sirio 11 - 17 novembre 2024
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Vaticano

Francesco: «Preghiamo per la pace in Terra Santa»

Un video appello diffuso attraverso la Rete mondiale di preghiera del Papa. Ricevuti in udienza un gruppo di palestinesi e i familiari degli ostaggi israeliani

di Agensir

23 Novembre 2023
Foto Vatican Media / Sir

«Tutti noi sentiamo il dolore delle guerre. Sapete che dalla fine della seconda guerra mondiale le guerre hanno imperversato in varie parti del mondo. Quando sono lontane, forse non le sentiamo con forza. Ce ne sono due molto vicine che ci fanno reagire: Ucraina e Terra Santa»: lo dice papa Francesco in un video appello per la campagna speciale di preghiera per la pace nel mondo e in Terra Santa diffuso attraverso la Rete mondiale di preghiera del Papa. «È pesante quello che sta accadendo in Terra Santa. È molto pesante – il grido di dolore del Papa -. Il popolo palestinese, il popolo di Israele, hanno il diritto alla pace, hanno il diritto di vivere in pace: due popoli fratelli. Preghiamo per la pace in Terra Santa. Preghiamo perché le controversie vengano risolte con il dialogo e i negoziati e non con una montagna di morti da entrambe le parti. Per favore, preghiamo per la pace in Terra Santa».

La novena

Papa Francesco chiede di pregare per la pace nel mondo e in Terra Santa, e la Rete mondiale di preghiera del Papa propone una novena. «Non è la prima volta che il Papa rivolge un appello alla pace – ricorda una nota della Rete mondiale di preghiera del Papa -. Non passa settimana che non chieda di pregare con insistenza per la pace nella martoriata Ucraina, o per tanti altri Paesi, come ultimamente per il Sudan. E quante volte ha denunciato la guerra e i conflitti che nascono nel cuore dell’uomo e nella paura verso l’altro?», evidenziando che «ogni guerra è una sconfitta! Quante volte, al contrario, in mezzo a un mondo diviso e frammentato, Francesco ha voluto promuovere i valori della pace, della convivenza e del bene comune?», prosegue la nota, ricordando che il Papa «oggi ci invita nuovamente a pregare con più insistenza per la pace nel mondo e in Terra Santa. Francesco ci chiede di pregare per la grave situazione in Palestina e in Israele, dove tante persone hanno perso la vita. Quante volte, con dolore, ha chiesto l’apertura di spazi per garantire gli aiuti umanitari e il rilascio degli ostaggi?».

Oltre a pubblicare il video con l’appello di Papa Francesco per la pace in Terra Santa, la Rete mondiale di preghiera del Papa propone una novena per la pace nel mondo e per la Terra Santa, la Palestina e Israele. Lo fa attraverso «Click To Pray», l’app ufficiale di preghiera del Papa, dove Francesco ha il suo profilo personale. Nell’app – gratuita e scaricabile su smartphone – così come sul sito «Click To Pray», è possibile trovare i testi della preghiera, che la Rete mondiale di preghiera del Papa mette a disposizione per quanti desiderano unirsi al Santo Padre nella novena.

Foto Vatican Media / Sir

Le udienze

«È un genocidio». Lo dicono i familiari dei palestinesi che ieri, prima dell’udienza generale, hanno incontrato il Papa, invitandolo a Gaza. Il Pontefice avrebbe risposto che si tratta di una buona idea e che verrà quando le condizioni lo permetteranno.

L’ambasciatore di Palestina presso la Santa Sede, Issa Kassisieh, da parte sua ha rilanciato le parole pronunciate dal Santo Padre durante l’udienza loro concessa ha affermato: «Qui è l’inferno: Gaza è diventata un cimitero di bambini». «Non è una guerra, perché è contro i civili, è un genocidio – hanno incalzato i presenti -. Il cessate il fuoco non è abbastanza, perché mantiene lo status quo delle ostilità. Abbiamo chiesto al Papa di venire a Gaza. Per fermare la guerra deve visitare Gaza e parlare di pace. Solo lui può farlo».

Foto Vatican Media / Sir

Prima dell’udienza papa Francesco ha ricevuto anche 12 familiari degli ostaggi israeliani rapiti sabato 7 ottobre durante l’attacco terroristico di Hamas e tuttora tenuti prigionieri a Gaza. Alcuni di loro hanno potuto prendere la parola e raccontare al Papa le loro storie.

Al termine hanno espresso parole di gratitudine. Alexandra Ariev ha tra gli ostaggi di Hamas sua sorella. «Volevo ringraziare il Papa per il tempo, anche breve, che ci ha dedicato. Volevo ringraziarlo per averci incontrato e ascoltato». La piccola delegazione ha portato al Santo Padre la preoccupazione di tutti i familiari delle persone rapite e soprattutto l’appello affinché siano »liberati, il prima possibile. Ora». «Siamo sicuri – aggiunge Alexandra – che il Papa sta facendo tutto il possibile per aiutare noi e le nostre famiglie».

Ha preso la parola anche Rachel Goldberg, mamma di un ragazzo di 23 anni preso anche lui in ostaggio. «Il Papa – dice – ha influenza e gode di rispetto anche nel mondo ebraico e in quello musulmano. Quando parla è ascoltato. Questa mattina ho sentito il suo amore e il suo supporto e sono sicura che farà il possibile per aiutarci».

I familiari si sono presentati all’incontro con la stampa portando nelle loro mani le foto dei familiari che sono in ostaggio a Gaza. Volti di giovani donne e uomini, bambini, anche un orsacchiotto. «Le nostre mani non bastano per tenere in mano le foto di tutte le persone prese in ostaggio. Tra loro ci sono anche bambini, neonati».

C’è la storia di un nipote di 11 anni che domani avrebbe compiuto gli anni. Fratelli, figli e sorelle che erano andati al Festival della musica quel sabato dell’attacco. Chi invece era a casa. Chi, malato, ha necessità di ricevere cure mediche. «È l’unica sorella che ho – ha detto Alexandra Ariev -. È una ragazza pura, innocente». Da lei ha ricevuto un messaggio. Le scriveva: «Sii felice, prenditi cura di mamma e papà». «Sappiamo che questo è un tempo cruciale per loro. Ogni minuto, ogni ora che passa può essere quello decisivo. Devono tornare a casa, raccontare cosa hanno vissuto».

Toccante anche la storia di Rachel Goldberg. Tra gli ostaggi, c’è il figlio di 23 anni. Anche lui era la Festival della musica quella sera. Due i messaggi ricevuti da lui. Nel primo diceva: «I love you». Nel secondo, «I’m sorry». «Il mio cuore è sepolto a Gaza», ha la forza di dire oggi Rachel.