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Memoria

Nel ricordo del sorriso di Fra Jean Thierry Ebogo

Il giovane carmelitano camerunense, a 18 anni dalla morte e a 10 anni dalla chiusura del processo diocesano di beatificazione, sarà ricordato a Legnano venerdì 5 gennaio con un pomeriggio di spiritualità e domenica 4 febbraio con un incontro cittadino.

3 Gennaio 2024

Sono trascorsi 18 anni dalla sua dipartita, avvenuta il 5 gennaio 2006, e 10 anni da quando l’emerito cardinale Angelo Scola, presso il Santuario di Santa Teresa del Bambino Gesù a Legnano, il 9 settembre 2014, ha chiuso l’iter del processo diocesano di beatificazione del Servo di Dio Fra Jean Thierry Ebogo di Gesù Bambino e della Passione, carmelitano scalzo.

La Comunità dei padri Carmelitani scalzi di Legnano, che ha accolto nell’agosto 2005 il giovane frate carmelitano nato in Camerun, sentendo ancora più viva la sua presenza, desidera ricordarlo in questo 18° anno della sua nascita in cielo, diffondendone la profonda spiritualità, soprattutto fra i giovani e le famiglie, proponendo alcuni incontri a Legnano (per  informazioni: tel. 0331 441246 www.santateresalegnano.it)

Venerdì 5 gennaio, presso la chiesa di Santa Teresa del Bambino Gesù a Legnano (piazza monte grappa, 1) si terrà un pomeriggio spirituale.

Alle ore 15.45, il gruppo di preghiera “Amici di fra Jean Thierry Ebogo o.c.d., Servo di Dio” si incontrerà in chiesa per la recita del santo rosario; la preghiera sarà guidata da padre Girolamo, carmelitano scalzo.

Alle ore 17, l’adorazione eucaristica guidata da padre Pio Janes, Carmelitano scalzo, farà riferimento al significato dell’Eucaristia per Fra Jean Thierry.

Alle ore 18, Santa Messa vigilare durante la quale sarà ricordato Fra Jean Thierry Ebogo in occasione del 18° anniversario della sua salita in cielo.

Un altro appuntamento è fissato per domenica 4 febbraio, presso l’oratorio della parrocchia di Santa Teresa del Bambino Gesù a Legnano (via Canova, 40): alle ore 15.30 Fabio Regazzoni, notaio attuario, presenterà la sua esperienza con Jean Thierry e porterà in anteprima un filmato dedicato al frate carmelitano.

Un giovane che donava la gioia

Jean Thierry Ebogo nacque il 4 febbraio 1982 in Camerun e ha percorso il Paese da un capo all’altro, dietro a papà, che per motivi di lavoro deve cambiare residenza ogni due o tre anni.

Compagna inseparabile nei suoi spostamenti è sempre la vocazione sacerdotale, che i genitori non ostacolano e che direzioni spirituali illuminate contribuiscono a rafforzare. A 11 anni, quando entra in seminario, già sono ben delineati in lui i tratti fondamentali della sua fisionomia spirituale: carattere deciso, intelligenza viva, insofferente di ogni ingiustizia, innamorato della preghiera, naturalmente portato alla meditazione.

Dopo le medie sceglie il liceo scientifico, che pensa lo possa preparare meglio ad aiutare la sua gente in campo sociale, anche nel suo futuro da prete, che continua ad essere l’orizzonte verso il quale cammina. Una cugina suora gli apre la strada del Carmelo e così si ritrova a luglio 2003 nel convento di Nkoabang, a percorrere la piccola via della fiducia incondizionata in Dio che Teresa di Lisieux ha tracciato e sulla quale Jean sembra volare.

Qui sono talmente contenti della sua maturità spirituale e dei suoi continui progressi che da aspirante lo promuovono postulante dopo appena undici mesi, ma nel momento in cui si prepara alla partenza per il noviziato in Burkina Faso compare sul ginocchio destro un ascesso, da subito diagnosticato come un tumore maligno. Inutili le cure e le sedute chemioterapiche, il 18 novembre 2004 occorre provvedere all’amputazione, che Jean affronta con un coraggio fuori del comune, affermando che «in fin dei conti il Signore gli chiede soltanto il dono di una gamba che ormai non serve più».

Con il proposito che nessuno tra quelli che lo avvicinano deve andarsene via triste, “preferisce donare la gioia”, anche quando lo portano in Italia, prima a Legnano, poi a Candiolo. Attira i giovani come una calamita, tutti sono ammirati della sua forza e della sua pazienza. L’8 dicembre 2005, con la dispensa di Roma fa la professione solenne nel suo letto d’ospedale: si accontenterebbe di essere anche solo “prete da carrozzina”, dispensatore della misericordia di Dio e uomo di preghiera, ma quando gli dicono che ormai i suoi giorni sono contati, dopo appena un attimo di smarrimento, conclude che “realizzerò la mia vocazione in Paradiso, ma non sarà una pioggia di rose come quella di santa Teresa. Io farò scendere un diluvio di vocazioni sul Carmelo e sulla Chiesa”. Muore il 5 gennaio 2006 in concetto di santità.