«Valutiamo positivamente queste misure, che sono frutto di un percorso condiviso tra le realtà del terzo settore, la Protezione civile, i Ministeri del Lavoro e dell’Interno. Per la prima volta vengono messe al centro le realtà del terzo settore come soggetti con i quali interloquire e attrezzare una accoglienza in emergenza come quella degli ucraini. C’è una co-progettazione e una co-gestione che vede tutti partecipare congiuntamente a questo sforzo». Così Oliviero Forti, responsabile dell’area immigrazione di Caritas Italiana, commenta al Sir le misure contenute nel Decreto Ucraina relative all’accoglienza dei profughi ucraini nei territori, che ha ottenuto la fiducia in Senato dopo quella della Camera dei deputati.
I numeri
Nei giorni scorsi sono già usciti un Dpcm che disciplina il permesso per la protezione umanitaria temporanea e l’Ordinanza 881 approvata dal Commissario straordinario della Protezione civile Fabrizio Curcio, che stabilisce uno specifico sistema di accoglienza di 15.000 posti per gli ucraini, da attuare mediante gli enti del terzo settore, compresi quelli religiosi, presso strutture come appartamenti privati, famiglie, parrocchie, a patto di garantire alcune condizioni, standard di accoglienza e fornitura di servizi aggiuntivi come i corsi. A oggi sono 75 mila i profughi ucraini in Italia, di cui 5600 già inseriti nel circuito di accoglienza tradizionale (Cas e Sai).
Risposte flessibili
«Non sappiamo ancora se sarà necessario o meno attivare corsi di inserimento lavorativo o corsi di lingua intensiva perché dipende da come evolverà la situazione – osserva Forti -. Quindi proviamo a rispondere all’emergenza con uno strumento flessibile, ossia un sistema di accoglienza esterna complementare ai Cas (Centri di accoglienza straordinaria) e ai Sai (Sistema accoglienza integrazione), che dovranno avere posti liberi per i migranti e richiedenti asilo che arrivano via mare». Le nuove normative prevedono anche, oltre alla protezione umanitaria temporanea per un anno rinnovabile per un altro anno, anche la possibilità, per gli ucraini che alloggiano in maniera autonoma o presso amici e familiari, di ricevere per tre mesi un contributo di 300 euro mensili ogni adulto e di 150 euro per ogni minore.
Nel frattempo la rete Caritas ha già accolto 5.500 persone nelle proprie strutture diocesane: «Ora faremo una verifica su quanti posti ulteriori attivare – conclude Forti -. Presenteremo le nuove norme alle Caritas diocesane chiedendo di farsi avanti, a patto di avere certi requisiti. Per esempio la presenza di mediatori culturali, o la possibilità di fare inserimenti lavorativi. Non è uno spontaneismo fine a se stesso».