Chi sono i cristiani? Quelli che vanno a Messa la domenica? O coloro che vivono per gli altri? Trenta anni fa, l’allora Arcivescovo di Milano, il cardinale Carlo Maria Martini, rispose in maniera inequivocabile che possono dirsi cristiani «coloro che vivono per gli altri perché vanno a Messa la domenica: sembra poco però è tutto». Lo disse, il 23 novembre 1986, durante l’omelia conclusiva del convegno diocesano “Farsi Prossimo” che avrebbe impresso un segno profondissimo nella Chiesa milanese, e non solo milanese. Tre decenni dopo Caritas Ambrosiana torna a riflettere sullo stesso tema.
L’incontro si svolgerà sabato 11 febbraio all’Auditorium San Fedele Via Hoepli 3B a Milano dalle 9. Interverranno alcuni protagonisti di quella stagione: monsignor Angelo Bazzari, che fu direttore di Caritas Ambrosiana dall’83 al ’94; il vescovo emerito di Novara, recentemente nominato cardinale, Renato Corti, che fu vicario generale durante l’episcopato di Martini. Sugli esiti di quel grande incontro ecclesiale dialogheranno in una tavola rotonda: don Marco Bove, già parroco di San Nicolao della Flue; Giovanni Carrara, presidente dal consorzio Farsi Prossimo, un sistema di cooperative promosse da Caritas Ambrosiana che da quel convegno prese nome e impulso; l’assessore alla mobilità e all’ambiente del Comune di Milano, Marco Granelli, che a lungo lavorò in Caritas Ambrosiana, Maria Chiara Cremona, una volontaria che con Caritas ha fatto esperienze sia in Italia che all’estero .
Dell’eredità attualissima di quell’idea di carità presentata dal cardinale Marini a fedeli e cittadini ambrosiani e del compito dei cristiani parleranno il vicedirettore di Caritas Ambrosiana, monsignor Massimiliano Sabbadini, il direttore Luciano Gualzetti, e padre Giacomo Costa, presidente della Fondazione Culturale San Fedele di Milano e direttore di Aggiornamenti Sociali.
Modererà l’incontro Elisabetta Soglio, giornalista del Corriere della Sera e responsabile delle pagine del sociale.
Il Convegno Farsi Prossimo si svolse al Centro congressi di Assago dal 21 al 23 novembre. Quaranta commissioni lavorarono sui temi della pace, della giustizia, del lavoro, dell’impegno politico dei cattolici, dell’ambiente a partire dal «segno decisivo della carità», «dell’amore gratuito, fedele, dimentico si sé, tenero e paziente» per usare le parole dello stesso cardinale Martini. Quel momento ecclesiale fu decisivo per la Chiesa ambrosiana nel suo complesso e, soprattutto, diede impulso alla Caritas Ambrosiana, come organismo pastorale al servizio della Diocesi, con il compito di educare le comunità alla carità e di rispondere ai problemi sociali con iniziative e servizi.
Sull’onda lunga suscitata da quel grande incontro ecclesiale Caritas Ambrosiana promosse con nuovo slancio la sua attività dando vita a un sistema articolato e integrato di Caritas parrocchiali e centri di ascolto, servizi specifici (per i gravi emarginati, la ricerca del lavoro, l’assistenza dei migranti), cooperative sociali sia di tipo A che B che gestiscono centri di accoglienza comunità, progetti di inserimento lavorativo a favore di persone svantaggiate (senza tetto, donne sole con bambini, richiedenti asilo, anziani, disabili), con volontari e operatori che lavorano su tutto il vasto territorio della diocesi, nei piccoli e medi centri di provincia come nelle periferie urbane più difficili, nei caseggiati considerati da tutti off-limits, persino dalla forze dell’ordine.
«Quell’incontro, tanto fortemente voluto dal cardinale Martini, preparato a lungo nelle parrocchie, ebbe un grandissimo impatto sulla vita di tutta la Diocesi. Le implicazioni furono molteplici per la vita della Chiesa nelle nostre terre. Tra i tanti aspetti si può certamente dire che rivoluzionò l’idea di carità – sottolinea il direttore di Caritas Ambrosiana, Luciano Gualzetti. Tanti fedeli allora pensavano ancora che fare la carità volesse dire fare l’elemosina. Con Martini, dopo quel convegno, imparammo che il “farsi prossimo” era prima di tutto uno stile di vita, un approccio attraverso il quale interpretare la realtà sociale, rileggere il rapporto con la politica, i diritti, la giustizia. Non possiamo dire che quello fu un momento fondativo, perché la Caritas nacque ben prima, ma senza dubbio quel convegno tracciò una linea: nella concezione dell’impegno della Chiesa ambrosiana per i più poveri dopo quel momento nulla fu come prima. In un momento in cui politica, cultura e società rischiano di farsi schiacciare da paura, insicurezza e populismi c’è bisogno di tornare a riflettere sul farsi prossimi oggi nella nostra quotidianità di cristiani».