Un traguardo significativo per il Consorzio Farsi Prossimo, realtà pilastro del welfare milanese e lombardo, che ha da poco compiuto 25 anni. Costituito alla fine del 1998, per mettere a sistema i servizi e le cooperative nate da Caritas Ambrosiana e dal mandato della lettera «Farsi Prossimo» del cardinale Carlo Maria Martini, allora Arcivescovo di Milano, il CFP è composto oggi da 13 cooperative sociali, tra cui l’ultima entrata, Il Grigio, che ha aderito all’inizio di quest’anno.
«Siete gli strumenti organizzati e competenti che realizzano concretamente la missione della Caritas», ha detto il direttore della Caritas Ambrosiana Luciano Gualzetti durante la festa dei 25 anni. In effetti le cooperative, che operano sul territorio della diocesi ambrosiana, gestiscono servizi a favore delle persone che vivono un disagio economico e sociale: centri diurni, servizi domiciliari, centri di aggregazione, comunità di accoglienza, poliambulatori medici, case a prezzi calmierati, empori solidali, e l’elenco è davvero lungo.
«Nel nostro statuto questo legame con Caritas è esplicito: siamo nati proprio per trasformare quella mission di promozione della carità in una impresa – spiega Giovanni Lucchini, presidente di Consorzio Farsi Prossimo, riguardando alle origini -. Il ruolo di Consorzio Farsi Prossimo è stato prendere le intuizioni di Caritas per rispondere alle emergenze e renderle servizi con una sostenibilità economica a lungo termine. Poi, attraverso le procedure di accreditamento, le abbiamo ridate alla società come parte integrante del sistema di welfare».
Ciascuna cooperativa la le sue peculiarità, aree di intervento differenti, un proprio territorio di riferimento, spesso anche storie diverse alle spalle. Qual è il valore aggiunto di stare insieme, legate in un Consorzio?
Nella situazione economica di oggi le realtà più piccole fanno fatica, e questo vale ancora di più per chi, come le cooperative sociali, è più fragile da un punto di vista patrimoniale ed economico. Stare all’interno di Consorzio Farsi Prossimo offre opportunità, le aiuta a essere adeguate al mercato, garantendo servizi e adempimenti per tutte le cooperative e alleggerendole da alcuni compiti, permettendo a ciascuna di concentrarsi sul loro lavoro. Per esempio centralizziamo servizi amministrativi come la gestione del personale e delle buste paga, la sicurezza, possiamo ottenere forniture di gruppo a tariffe più convenienti, ma possiamo anche costruire progetti più grandi e strutturati e accediamo a bandi che, se da soli, sarebbero fuori portata.
I confini del Consorzio si sono appena allargati, includendo una nuova cooperativa, Il Grigio. Perché oggi nuove cooperative chiedono di entrare in CFP?
Abbiamo diverse cooperative che ci stanno chiedendo di consorziarsi, le motivazioni sono varie. È un momento storico in cui i consorzi stanno vivendo un momento di difficoltà, anche per questioni di costi: alcuni si sono sciolti, altri hanno ridotto l’attività. In questo contesto, chi invece sente il bisogno di una appartenenza sta trovando in noi un senso comune che va ben al di là del mero vantaggio economico. Ci sono alcune realtà, come Il Grigio, che già appartiene all’area Caritas, con percorsi già condivisi, per cui è naturale aderire “alla famiglia”. E ci sono anche coop che stanno già collaborando con noi e vogliono rinsaldare questa alleanza, stare insieme per condividere idee e progetti, nella consapevolezza che stare fermi sui propri piccoli servizi tradizionali è una logica perdente. Mettersi insieme è invece un modo per innovare, mettendo a disposizione in modo nuovo le proprie competenze e imparandone altre.
Guardando avanti, quali sfide ha nel cassetto CFP per il futuro?
Stiamo puntando molto a una sinergia tra coop di tipo A, quelle che offrono servizi, e di tipo B, quelle che creano lavoro, che permette di creare percorsi di successo per chi vive una difficoltà, accompagnando una persona da un’accoglienza fino a un’autonomia grazie a un lavoro. O ancora, collaborazioni tra chi si occupa di lavoro e chi di cultura, che hanno prodotto percorsi museali di inclusione. Sono sperimentazioni generative. E poi stiamo lavorando su progetti innovativi di housing, mettendo insieme un’offerta di servizi sociali e di accompagnamento, con progetti di rivitalizzazione di un quartiere e con la creazione di posti di lavoro.