I Collaboratori familiari sono donne e uomini chiamati a servire la Chiesa. Sono consapevoli di svolgere non un servizio qualunque, ma un vero “ministero di fatto”, in quanto, mentre è servizio alla vita e al ministero pastorale del prete, è anche condivisione dell’obbedienza al progetto di Dio che il sacerdote per primo è chiamato ad accogliere, vivere e testimoniare.
Quindi sono Collaboratori con i quali il prete intesse un rapporto di tipo familiare, con tutta l’intensità espressa da questo termine: interpreta il bisogno e il dovere di riconoscenza di tutta la comunità al prete per il suo servizio sentito come un dono prezioso.
L’associazione vive fondamentalmente nella Chiesa particolare e si articola in associazioni diocesane. Esse sono legate ai rispettivi Vescovi da vincoli di comunione in piena adesione alle loro direttive nella programmazione della vita associativa. Le associazioni diocesane si raccordano all’interno della Regione pastorale attraverso il Consiglio regionale, struttura di collegamento ecclesiale e di coordinamento associativo in comunione con la Conferenza episcopale regionale. A livello nazionale l’associazione riunisce tutti i soci delle associazioni diocesane e, attraverso i suoi organi istituzionali, rende presente il proprio carisma e lo pone a servizio della Chiesa italiana (cfr Statuto, art. 5).
L’associazione è ecclesiale e laicale. Risponde cioè ai criteri di ecclesialità evidenziati dal magistero dei Vescovi ed è formata da laici che vivono dentro il contesto sociale. Essi ben conoscono i mutamenti di questi ultimi decenni che toccano la società, la cultura, la famiglia, il lavoro, e non di meno la Chiesa; al Collaboratore familiare è quindi chiesto di dare risposte nuove ai nuovi bisogni del prete e delle situazioni delle comunità cristiane a cui il prete è mandato a svolgere il ministero di pastore.
L’Associazione è così oggi impegnata a portare i Collaboratori familiari a riconoscere che se una è la loro vocazione, diversi sono i modelli attraverso cui si è chiamati a viverla. Non esiste soltanto il modello della persona, prevalentemente donna, che risiede in canonica, ma sono in atto molti altri modi di collaborare con il prete nella dimensione della sua vita domestica e di ministero. Modalità diverse di collaborazione al sacerdote finalizzate a rendere la vita e il ministero del prete più ricco in umanità, a facilitare la reciprocità di relazione tra prete e la sua comunità, a rendere la canonica casa di tutta comunità parrocchiale, con una accoglienza improntata allo stile di “famiglia”, proprio dell’intera comunità.
In Diocesi
L’Associazione Familiari del Clero nasce nella Diocesi di Milano nel 1952 per opera di monsignor Gasparini, canonico del Duomo, che incominciò a riunire le familiari e le mamme dei sacerdoti per momenti di preghiera e di riflessione sul senso del lavoro che svolgevano. Si dotò subito di una rivista mensile e divenne l’associazione più numerosa d’Italia. A livello nazionale nasce nel 1982, associando diverse Diocesi, incluso Milano. Il 17 febbraio dello stesso anno la Cei ne approvò lo statuto per sostenere l’impegno di coloro che, sacerdoti e laici, già svolgevano un particolare servizio ecclesiale. Nel 2016, con le necessarie modifiche, lo statuto è stato riconsegnato dai Vescovi italiani, quale segno di rinnovata stima per le finalità che l’associazione si propone e per il dono che essa offre alla Chiesa che vive in Italia.
Quindi l’Associazione di Milano esiste da 67 anni. È composta da oltre 250 persone che si riuniscono in incontri mensili di riflessione e preghiera in diversi punti delle sette Zone pastorali. Sono guidate dalla presidente diocesana Mariapia Caccia e dal sacerdote assistente don Giuseppe Alloisio, eletti per l’attuale quinquennio. Anche chi scrive proviene dalla Diocesi di Milano.Due volte l’anno ci sono incontri diocesani di studio e preghiera presso il Seminario di Venegono o centri di spiritualità. Il collegamento è costituito dal Giornalino Collaboratori Familiari, inviato personalmente agli aderenti e ai sacerdoti allo scopo di far crescere la comunione e le relazioni con le persone perché la Chiesa assuma le caratteristiche di una grande famiglia.
Nell’ottica di un collegamento regionale, dopo gli Esercizi spirituali tenuti in febbraio a Caravaggio, ecco ora la proposta di una Giornata regionale per i Collaboratori delle Diocesi lombarde, giovedì 10 ottobre al Santuario di Caravaggio, presieduta dall’Arcivescovo, monsignor Mario Delpini.
In occasione dell’elezione del nuovo Consiglio nazionale a Roma (gennaio 2019), così l’Arcivescovo esprimeva il suo augurio: «Desidero confermare la mia gratitudine per l’opera preziosa e provvidenziale che l’Associazione svolge per tutte le persone coinvolte nella collaborazione con i presbiteri: senza l’Associazione ci sarebbe il rischio, credo, di ridurre la collaborazione a una prestazione di servizi piuttosto che mantenerla nella qualità alta e promettente di un modo di condividere aspetti della vita del prete, con la preghiera, la sollecitudine per le necessità personali, la condivisione di fatiche e problematiche. Desidero anche formulare l’augurio che, guardando al futuro e scegliendo le persone che si faranno carico dell’Associazione a livello nazionale la fiducia prevalga sulle inquietudini, la sapienza prevalga sui luoghi comuni, lo zelo prevalga sullo scoraggiamento. Mi rendo conto che i numeri e le situazioni sono molto diversificati e raramente sono esaltanti, ma il valore della causa, l’amore per la Chiesa e per i presbiteri, la consapevolezza di avere molto da dare devono ispirare i pensieri, le preghiere e i programmi dell’Associazione».