«A volte oso pensare Signore che Tu hai un’ala soltanto, l’altra la tieni nascosta, forse per farmi capire che non vuoi volare senza di me» (don Tonino Bello).
Questi sono stati i nostri quarant’anni: una vita volata perché abbracciate al Signore. Un grande dono, un sogno iniziato con una “chiamata”, non perché eravamo le più brave del nostro oratorio, ma perché il Signore si è abbassato su noi e ci ha invitate a scoprire la “perla preziosa”.
E poi un dono, quasi una sorpresa, l’incontro con l’Istituto delle Ausiliarie diocesane, con il carisma bellissimo di mettersi al “servizio” della Chiesa locale, nella piena disponibilità al suo arcivescovo: ed era questo il nostro profondo desiderio!
Su una intuizione del cardinale Montini, quando ancora era vescovo di Milano, confidata ad alcuni sacerdoti, il nostro Istituto stava facendo i primi passi. Quando siamo entrate in noviziato eravamo la metà degli Apostoli. Tanto entusiasmo, voglia di “trafficare”, le prime comunità parrocchiali, nuove consorelle, preoccupazioni, inciampi… ma sempre guidate dalla Sua sapienza, dai Suoi doni e dalla Sua provvidenza, che si faceva concreta attraverso l’aiuto di tanti sacerdoti, i nostri assistenti, e dall’attenzione dei Pastori della Chiesa di Milano a partire dal cardinale Colombo, poi per lunghi anni il cardinale Martini, e ancora il cardinale Tettamanzi e il cardinale Scola, sino al nostro arcivescovo Mario Delpini.
«Nada te turbe, nada te espante, quien a Dios tiene nada le falta, solo Dios basta».
Questa espressione di S. Teresa d’Avila esprime bene il nostro cammino passato da diversi incarichi, servizi, nelle comunità parrocchiali e negli ospedali. Un cammino ricco di persone e di relazioni che ci hanno fatto crescere e che ci portiamo nel cuore, come un grande libro con nomi e volti, ai quali con la nostra fragilità abbiamo cercato di annunciare: «Veramente il Signore è risorto, ed è in mezzo a noi!».
È stato un cercare di vivere la santità cristiana in mezzo alla gente. Come ci disse il cardinale Martini nel 1987, «questa è la santità cristiana: è l’offerta del sacrificio spirituale della vita, che non si fa solo con le buone intenzioni, ma si fa quotidianamente, nel lavoro, nella scuola, nella Chiesa… Ma la radice è innanzitutto in questa offerta della vita e da voi ci si attende che, chiamate ad esprimere, mediante le promesse evangeliche, questo stato di sacrificio spirituale, lo viviate come il primissimo dovere del proprio stato, come il primo dovere assoluto, essenziale… in testimonianza a Cristo morto e risorto».
Alle volte sentiamo che i nostri fallimenti, le nostre fragilità si sono riempite di significato, perché il Signore era con noi. E il Suo progetto si è fatto spazio in mezzo alle nostre testardaggini, ai nostri egoismi, al voler bastare a noi stesse; è la Sua Presenza che ci viene incontro, mentre ancora una volta ci dice: «Non piangere, sono io, va’ dai miei fratelli e canta: Il Signore è Risorto».
Allora dalla Pasqua riprendiamo il nostro cammino e troviamo la forza di ridirgli «Grazie!» per tutto ciò che ci ha donato e «Sì!» per tutto ciò che sarà.