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Duomo

Delpini: «Facciamo della nostra vita un dono e delle nostre cose un tesoro da condividere»

L’Arcivescovo ha presieduto in Cattedrale il Pontificale dell’Epifania. Annunciata anche la data della Pasqua, che quest'anno sarà celebrata il prossimo 20 aprile

di Annamaria BRACCINI

6 Gennaio 2025
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I Magi, i misteriosi sapienti di oriente che seguono la stella portando doni, sospesi tra leggende e miti? Figure di un tempo e uno spazio lontani? No, anzi: uomini tanto simili al piccolo gruppo di pellegrini spersi nella grande città, da poter essere oggi «un’immagine dei cristiani di Milano». Ossia, noi tutti che «siamo una piccola minoranza, abbiamo una tradizione meravigliosa e una cultura ricchissima», ma che «camminiamo un po’ smarriti nella città complicata e ci sembra qualche volta di aver perso la strada».

A dirlo è l’Arcivescovo che presiede il Pontificale dell’Epifania del Signore in Duomo, concelebrato dai Canonici del capitolo metropolitano della Cattedrale. Dopo la proclamazione del Vangelo, nella pagina di Matteo con la venuta dei Magi, e il tradizionale annuncio della Pasqua che verrà celebrata, quest’anno, il 20 aprile prossimo, l’omelia del vescovo Mario Delpini si fa, infatti, richiamo e, insieme, precisa indicazione per il popolo dei pellegrini di speranza – chiaro il riferimento al Giubileo – «che attraversa i tempi come il pizzico di sale, il poco lievito, la piccola lampada», con la «responsabilità di essere originali e coerenti».

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La vita come vocazione

«I cristiani, come i Magi, sono originali perché seguono la stella. Hanno ricevuto una luce che indica la direzione da seguire per giungere a Gesù. Coloro che hanno visto la stella contestano una vita rassegnata all’insensato, smarrita nella persuasione che ogni strada sia uguale, cioè che non porta da nessuna parte. In questo i cristiani sono originali: intendono la vita come vocazione».

Per questo viaggiano, appunto come i Magi, insieme, aggiunge monsignor Delpini. «Secondo l’immaginario tradizionale, celebrato nella liturgia di oggi, essi rappresentano le genti: diverse storie, diversi popoli, diverse culture. Sono insieme non perché siano “amici da sempre”, non perché abbiano lo stesso mestiere o progetti condivisi. Sono insieme perché sono stati convocati dal segno della incarnazione del Verbo di Dio».

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Il Signore fattosi uomo «per l’intenzione di Dio di formare un unico popolo». Intenzione che nemmeno i cristiani talvolta hanno capito bene, tanto che «hanno finito per dividersi, condividendo pregiudizi, forme di intolleranza e di emarginazione. Ma la manifestazione di questa solennità, l’Epifania, è il riproporsi dell’annuncio e della convocazione: siamo chiamati ad essere un cuore solo e un’anima sola nell’unica Chiesa dalle genti».

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La gioia invincibile

Poi, la terza peculiarità di questo essere originali: «l’esperienza della grandissima gioia». «Il segno che li conduce a Gesù, la stella che riconoscono come guida del loro cammino, introduce i Magi nella grandissima gioia. I cristiani riconoscono i segni della presenza di Gesù, la Parola, l’Eucaristia, la fraternità, la condivisione con i poveri. È un tratto dell’originalità cristiana che, talora, è nascosto tra troppe lamentele, forme di scontento, troppe tristezze e preoccupazioni. E così i cristiani rischiano di omologarsi all’aria triste che si respira. Si cerca invano un rimedio nell’allegria artificiosa di qualche forma di euforia. La gioia cristiana non è l’allegria spensierata di chi ignora le sofferenze e si trova a godere di condizioni di vita privilegiate. I cristiani compiono ogni passo, anche il passo faticoso e doloroso, come un passo che avvicina a Gesù. Perciò sono originali, perché custodiscono la gioia invincibile».

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La condivisione

E, infine, l’originalità che viene dal portare doni, immagine simbolica del farsi prossimo e del riconoscere la dignità di ogni persona.

«Quello che hanno, il frutto del lavoro, i tesori accumulati, tutto è fatto per essere donato, per essere condiviso. Perciò coloro che cercano il Signore contrastano la mentalità dell’accumulo: non pensano che chi possiede ricchezze, chi è ricco di doti, chi gode di buone condizioni di vita possa vivere solo per se stesso. La condivisione non è solo un dare qualche cosa secondo quanto gli altri hanno bisogno. I doni dei Magi sono un’espressione della loro adorazione, della loro fede che riconosce nel Bambino il Signore. Con la condivisione i cristiani onorano l’umanità in cui riconoscono la presenza del Dio con noi».

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Da qui la consegna: «Se siamo pellegrini di speranza esprimiamo senza complessi la nostra originalità: la vita è vocazione, camminiamo insieme verso il Signore, riceviamo il dono della grandissima gioia, facciamo della nostra vita un dono e delle nostre cose un tesoro da condividere».


E, a conclusione della Messa – l’intera celebrazione è officiata in latino – ancora un augurio e una brevissima sintesi delle ragioni dell’essere originali dei cristiani, pronunciate dal vescovo Delpini, per i tanti turisti e fedeli stranieri presenti in Duomo, in inglese e spagnolo.

Rivedi la celebrazione completa

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