Una rete capillare. Efficiente. Se fosse una rete commerciale, i suoi numeri farebbero la gioia degli azionisti. Ma c’è poco di che gioire, anche se nel 2021 ha servito 19.500 persone appartenenti a quasi 5.900 famiglie (rispettivamente il 64% e l’83% in più dell’anno precedente).
La rete degli Empori della Solidarietà in diocesi di Milano conta ormai 13 strutture, cui vanno aggiunte 12 Botteghe della Solidarietà. Questi centri di erogazione distribuiscono aiuti alimentari: gli Empori (veri e propri mini-market) a beneficiari provenienti da un intero decanato, le Botteghe (dimensioni più ridotte) a beneficiari di una singola parrocchia. Il network non smette di ampliarsi: il 14° Emporio della diocesi verrà inaugurato sabato 19 marzo a Vimercate, alla presenza dell’Arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, del direttore di Caritas Ambrosiana, Luciano Gualzetti, di decano e parroco di Vimercate, don Angelo Puricelli e don Mirko Bellora, nonché del sindaco, Francesco Cereda. E la cerimonia, in programma alle 14 al Centro caritativo “Santo Stefano”, sarà l’occasione per festeggiare anche l’apertura di due nuove Botteghe nel Decanato, allestite a Lesmo e Carnate.
Oltre la logica assistenziale
Emporio e Botteghe vimercatesi vanno a irrobustire il capillare sistema costruito negli ultimi anni da Caritas Ambrosiana, con l’obiettivo di sostenere persone e famiglie indigenti, ma soprattutto di contribuire al consolidamento dei loro percorsi di autonomia. Empori e Botteghe della solidarietà, infatti, agiscono oltre la logica assistenziale (e potenzialmente cronicizzante) del pacco alimentare, operando in rete con i servizi Caritas che segnalano i beneficiari dell’aiuto e orientando questi ultimi a scelte di consumo personalizzate e responsabili.
A entrambe le strutture si accede sulla base di un progetto, che i beneficiari concordano con il Centro d’ascolto inviante, e tramite una tessera a punti, caricata mensilmente in base alla composizione del nucleo famigliare; la tessera dura 6 mesi, rinnovabili per altri 6. La spesa viene fatta acquistando ciò di cui si ha davvero bisogno; le famiglie sono educate ad amministrare il patrimonio dei punti assegnati.
Segnali inquietanti
L’impennata di beneficiari e accessi registrata nel 2021, si diceva, è certamente dimostrazione del lavoro sempre più intenso e competente che caratterizza la rete degli Empori, anche sul fronte dell’approvvigionamento di aiuti alimentari, il quale avviene attivando molteplici canali (accesso agli aiuti Fead dell’Ue tramite l’agenzia nazionale Agea, recupero di eccedenze dalla grande distribuzione e da aziende del settore, raccolte di alimenti nei territori).
«Ma il dato del notevole aumento dei beneficiari è anche un segnale poco rassicurante – osserva il direttore Gualzetti -. Dimostra che la ripresa economica post-pandemia, indubbiamente in corso nel nostro paese, non sempre e non subito si traduce in una ripresa sociale di analoga estensione. Ci sono sacche di impoverimento non riassorbite dall’incremento del Pil. Non si può delegare al potenziamento del sistema degli aiuti alimentari, che pure noi perseguiamo con convinzione, la risposta a un disagio economico che rimane diffuso. Noi facciamo la nostra parte, tamponando, educando, orientando all’autonomia. Ma servono politiche che disegnino una società meno divaricata, più giusta, con una più equa distribuzione di opportunità e ricchezze».