«Un momento importante»: così don Lorenzo Maggioni, vicepresidente del Consiglio delle Chiese cristiane di Milano e collaboratore del Servizio diocesano per l’Ecumenismo e il Dialogo anche in riferimento all’ambito dei rapporti con l’Ebraismo, definisce l’incontro in programma mercoledì 15 gennaio, alle 18, presso la Sinagoga maggiore di via Guastalla a Milano.
Da dove ha origine questa decisione?
Tutti gli anni, dal 1990, la Cei organizza una Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei. Come Cccm, quindi, si è deciso di promuovere anche per il 2020 un appuntamento inserito nella riflessione – portata avanti da qualche anno – sugli scritti riuniti sotto il nome di Meghillot, la serie di rotoli che vengono letti ancora oggi nella liturgia ebraica in relazione, in particolare, ad alcune feste. Dopo il Libro di Ester, al centro dell’attenzione, quest’anno, avremo il Cantico dei Cantici.
Dialogheranno una voce cristiana e una ebraica?
L’interprete ebraico è rav David Sciunnach, assistente del rabbino Capo di Milano, rabbino Capo di Parma e Ancona, presidente del Tribunale rabbinico del Centro-Nord Italia. Illustrerà l’interpretazione tradizionale che il popolo d’Israele ha elaborato, nel tempo, per spiegare il paradosso rappresentato dal “Cantico”. Ossia, l’esistenza di un testo nel Canone ebraico – entrato, poi, in quello cristiano -, che ha al cuore la relazione tra due amanti, non parlando mai, in apparenza, di Dio e non nominandolo se non indirettamente. Rapporto che è stato letto, nei secoli, in senso allegorico come metafora altissima del rapporto tra Dio e Israele, il popolo eletto. Pur tra molte polemiche, la tradizione ebraica lo ha sempre, tuttavia, considerato il canto per eccellenza, proprio perché non vi è, forse, metafora più alta di quella amorosa per esprimere il rapporto tra Dio e il suo popolo.
Per i cristiani chi parlerà?
Vi sarà monsignor Gianantonio Borgonovo, biblista notissimo e arciprete del Duomo che – oltre a sottolineare come questo testo sia stato interpretato, anche in sede cristiana, come metafora del rapporto tra Cristo e la Chiesa – metterà l’accento sull’importanza dell’interpretazione letterale del “Cantico”, proprio perché una certa lettura allegorica ha rischiato di svilire il senso immediato del testo. Per noi cristiani proprio in riferimento al fondamento teologico-dogmatico dell’Incarnazione, infatti, rileggere il Cantico dei Cantici, con un recupero anche della spiritualità della dimensione corporea, è essenziale delineando l’idea del corpo come “mappa dello spirito” e suo tempio.