«Che cosa sta crescendo». Potrebbe essere questa la sintesi estrema – con o senza punto interrogativo – dell’intensa mattinata che, presso il Centro pastorale di Seveso, ha visto riuniti i Decani (nel contesto della loro tradizionale “Due giorni”), i moderatori e i segretari delle Assemblee Sinodali Decanali (ASD).
Dopo un breve resoconto dei lavori della “Due giorni”, affidato al vicario generale, monsignor Franco Agnesi, Simona Beretta, moderatrice della Consulta “Chiesa dalle Genti”, ha delineato il percorso delle ASD nell’Anno pastorale 2023-2024 che si sta concludendo.
«Questo anno è stato quello in cui si è cercato di circoscrive un ambito e un tema – ossia la Chiesa in uscita – attraverso ciò che è emerso dagli incontri realizzatisi e che, poi, è stato sottoposto alla valutazione della Consulta», ha spiegato Beretta, fornendo alcuni “numeri”, come, ad esempio, quelli fondamentali della partecipazione e costituzione delle Assemblee. 61 i Decanati con ASD o Gruppi Barnaba, 56 ASD costituite (89%), 40% di presenze femminili nelle ASD, 70% di componenti tra i 30 e i 65 anni, solo 2 Decanati silenti, 5 GB ancora attivi o in trasformazione, 59 moduli di valutazione restituiti.
La Chiesa in comunione
«Nonostante qualche fatica, si è notato il desiderio di collaborazione, di stare in comunione con la Chiesa locale e diocesana. Si legge ancora l’entusiasmo, legato al sentirsi mandati, e anche se qualcuno ha detto che la fase dell’innamoramento è finita, rimane però la perseveranza di riscegliersi ogni giorno. Il metodo basato sulla preghiera, l’ascolto e la condivisione si è rivelato fruttuoso, ma anche il “darsi tempo” come elemento-chiave e “darsi spazio” che non significa prendersi spazio sul territorio, ma riscoprirsi come spazio accogliente e competente».
In questo, la vera scoperta è la relazione emersa come bisogno, da un lato, ma anche come la risposta. Infine, «la flessibilità come criterio funzionale che ha permesso una costruzione dal basso con un’esperienza unica. E tutto per una Chiesa in uscita non solo andando verso il territorio spaziale, ma anche esistenziale, che sollecita le comunità a fare altrettanto».
Interessante anche la scelta dei temi – molto presente quello educativo, pari al 15% – «che ha visto una buona percentuale di decisionalità maturata in modo sinodale, con ascolto, confronto, dialogo, ma anche progressivi aggiustamenti».
Ai primi sei posti della tipologia di azione prescelta, ci sono gli incontri di ascolto/dialogo (26%), incontri decanali di divulgazione/approfondimento, proposta di volontariato attivo, percorso di formazione, incontro di ascolto/conoscenza, creazione di tavoli di confronto/riflessione a tema.
«E tutto con la novità riconosciuta di aver avuto confronti, magari inattesi, in dialogo con persone con cui non si avevano prima avuto contatti pur appartenendo allo stesso territorio». Insomma, un «inaspettato spirito di comunione ecclesiale».
I dubbi e le fatiche
Naturalmente non mancano i dubbi che «riguardano l’efficacia e la concretezza di ciò che si sta facendo, l’operatività concreta dell’agire sul tema scelto, la responsabilità e il rispetto degli ambiti di competenza». Senza dimenticare le fatiche «legate alla legittimazione, motivazionali, organizzative, metodologiche».
Ma la questione fondamentale è e rimane quale sia «la connessione tra fede e vita» che è possibile riconoscere nell’esperienza delle Assemblee Decanali. «L’incontro permette di sperimentare la concretezza della Chiesa ed è stata percepita come occasione per essere testimoni. La connessione è permessa dal discernimento», dice ancora Beretta, «e il valore missionario di Chiesa in uscita è emerso con chiarezza in questo lavoro».
Poi, i Lavori di gruppo, divisi per le 7 Zone pastorali a cui si aggiunge un ottavo gruppo, guidato dal Vicario generale, in cui si affronta la questione del miglioramento dei rapporti intraecclesiali. La restituzione della discussione dovrà essere scritta e inviata, entro 10 giorni, alla Consulta.
Vengono rese note anche le date di incontro, sempre a Seveso, dell’iniziativa “Artigiani della Sinodalità”, che si terranno, di sabato, il prossimo 30 novembre, con padre Giacomo Costa, il 1 febbraio e il 22 marzo 2025.
I semi di novità evangelica
«L’Assemblea Sinodale è piccola, ma può soffiare dei semi di novità evangelica che nascono dall’esperienza che si è realizzata», sottolinea Susanna Poggioni, segretaria della Consulta.
9 i punti illustrati, a tale proposito. «Uno stile e un metodo di cui fare tesoro per altri organismi di partecipazione; il desiderio di aggiornare stile e proposte pastorali, specie per i giovani; la disponibilità di nuove risorse umane per il consolidamento della comunità educante; la possibilità di collaborare a progetti sul territorio». E, ancora, «i numerosi spunti di riflessione su sinodalità, corresponsabilità e relazioni ecclesiali; ripensare le ridestinazioni delle strutture pastorali in un’ottica di profezia; ricoprire sinergie possibili tra Diocesi, Chiesa locale e territorio; riconsiderare, nella collaborazione, alcuni aspetti pastorali trascurati».
A delineare quelli che definisce gli «aspetti aperti», è il vicario generale e presidente della Consulta. «Anzitutto – raccomanda -, continuiamo nello stile positivo con lo scopo di incoraggiare, ravvivare sostenere la vita delle nostre comunità nel Decanato».
4 le domande a cui dare risposta, lavorando nel prossimo anno pastorale. «Manteniamo il nome e lo stile “Gruppo Barnaba” che indicava un mandato che fa parte del nucleo delle Assemblee Sinodali come Chiesa in uscita. Nel Bilancio di Missione decanale cerchiamo di tenere conto dell’attività e necessità delle ASD; l’Assemblea Sinodale mantenga il discernimento e la dimensione missionaria per avviare processi, ma non si identifichi in essi e le Assemblee divengano e siano, a tutti gli effetti, struttura permanente del Decanato».
Infine – dopo l’intervento del Moderator Curiae, monsignor Carlo Azzimonti, che comunica i principali appuntamenti del Giubileo 2025 e dell’anno pastorale 2024-2025 -, a concludere la mattinata è l’Arcivescovo.
La Chiesa missionaria testimonia il tanto bene che esiste
«Le ASD sono un luogo in cui la Chiesa in uscita motiva i cristiani a essere sale e lievito là dove vivono e costruiscono i loro rapporti ordinari», osserva subito il vescovo Mario che fa riferimento alla festa liturgica di Thomas Moore «che ha affrontato il martirio perché ha voluto essere assolutamente fedele al Papa, in comunione indiscutibile dentro la Chiesa, e uomo corretto nei rapporti con le istituzioni civili».
«Abbiamo visto l’impegno che abbiamo messo per motivare la partecipazione alle elezioni europee: al di là di quanti sono andati a votare, questo dice che la nostra Chiesa vuole impegnarsi nel politico, perché si fa carico del bene della società in cui viviamo, cercando di essere liberi dall’interesse di parte, dalle posizioni ideologiche precostituite,: noi vogliamo incoraggiare i fedeli a essere presenze significative nella società, nell’economia, nella politica, nelle responsabilità amministrative».
«In questo momento vogliamo chiedere la grazia di essere anche noi persone di comunione. Concludo dicendo che questa grazia che riceviamo è una grazia di conformazione, cioè ci rende conformi a Gesù e, quindi, fa nascere quell’umanesimo cristiano che è l’esperienza che viviamo e che dobbiamo cercare di promuovere. Quello che, voi decani e membri delle ASD, state facendo in modo così edificante è questa promozione della vita buona. E che sia buona per i ragazzi, per i giovani, per le famiglie, per le situazioni di fragilità e di povertà. Vorrei mettere in evidenza l’enorme bene che c’è: voi, soprattutto, che siete impegnati dentro la Chiesa, come Decani, sia nella realtà familiare, professionale, lo sapete. Io desidero esprimere la mia gratitudine per tutti voi».