Un anno particolare, quello del 2020, per le consacrate dell’Ordo virginum di tutto il mondo. Sono passati infatti 50 anni da quando, su mandato di papa Paolo VI, la Sacra Congregazione per il culto divino promulgò il nuovo rito della Consecratio Virginum, facendo rifiorire l’antico Ordine delle vergini, testimoniato nelle comunità cristiane fin dai tempi apostolici. Una ricorrenza che si sarebbe dovuta festeggiare in forma solenne, alla presenza di papa Francesco, durante l’incontro internazionale di maggio a Roma, rinviato a causa della pandemia.
In questo periodo complesso, però, un motivo di gioia per le consacrate della Diocesi di Milano sarà l’imminente consacrazione solenne di due donne da parte dell’Arcivescovo nella celebrazione eucaristica di sabato 5 settembre, alle 15.30, nella basilica di San Simpliciano (piazza San Simpliciano 7, Milano). Si tratta di Rosaria Ruffini e Cristina Leggeri, provenienti rispettivamente dalle parrocchie del Sacro Volto (Comunità pastorale Maria Madre della Misericordia) e di S. Giuseppe dei morenti a Milano.
Per quanto riguarda il loro impegno lavorativo e sociale Rosaria è dottore commercialista, coinvolta anche nel Consiglio pastorale e nel Centro di ascolto Caritas, mentre Cristina è segretaria presso un istituto professionale, dedita alla cura continua di un parente prossimo. Entrambe hanno accolto con entusiasmo l’esortazione di papa Francesco nel suo messaggio – del 31 maggio 2020 per l’anniversario della promulgazione del rito -, a essere «donne della misericordia, esperte di umanità. Donne che credono “nella forza rivoluzionaria della tenerezza e dell’affetto” (Evangelii gaudium, 288)». Donne quindi chiamate alla prossimità «attraversando con delicatezza il dolore e la sofferenza; perseverando nel proclamare il Vangelo della vita piena per tutti».
Un mandato sottolineato anche dall’Arcivescovo nel suo incontro di giugno con l’Ordo virginum diocesano: «La prossimità è l’ingresso discreto nella vita degli altri per liberare dalla solitudine». «Caratteristico infatti di questa forma di vita – come riporta l’istruzione sull’Ordo virginum Ecclesiae Sponsae Imago – è il radicamento delle consacrate nella Chiesa particolare e quindi in un determinato contesto culturale e sociale: la consacrazione le riserva a Dio senza estraniarle dall’ambiente nel quale vivono e nel quale sono chiamate a rendere la propria testimonianza».
Concetto che Cristina Leggeri ribadisce con parole sue: «In questa vocazione posso fare sintesi del desiderio di vivere la buona notizia di Gesù. La vita con Lui mi rimanda ai fratelli la cui vita mi rigetta come un boomerang al Signore per attingere forza di stare là dove l’Amore chiama». Rosaria Ruffini aggiunge: «Avevo da tempo nel cuore un grande desiderio di radicalità, di totalità, nel mio rapporto con il Signore e nel servizio alla Chiesa. Avvertivo la tensione a entrare in uno spazio di vita più ampio della famiglia. Gradualmente la risposta a questa chiamata si è chiarita, anche grazie ad alcuni sacerdoti che mi hanno accompagnata nella necessaria fase di discernimento vocazionale. In questi anni di formazione poi ho avuto modo di maturare questa scelta, arrivando a comprendere che il dedicarmi alla famiglia della Chiesa, al popolo di Dio, rispondeva pienamente a me». E alle giovani in ricerca l’augurio condiviso di «ricavarsi tempi di silenzio, di preghiera e ascolto profondo, di affidamento a Dio. I contesti si trovano agevolmente, i monasteri, le case di spiritualità e le occasioni di ritiri spirituali non mancano, ed è stato essenzialmente in tali contesti che – nell’esperienza personale – il Signore si è manifestato».