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Speciale

Il Discorso alla Città 2024

Sirio 16 - 22 dicembre 2024
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Intervista

Duci (Cisl) sul Discorso alla Città: «Alziamo la voce contro l’ingiustizia dell’evasione fiscale»

Il segretario regionale del sindacato riflette sulle parti del documento relative al lavoro («una fotografia impietosa, ma veritiera») e all’emergenza abitativa («un circolo vizioso da spezzare con una nuova politica per la casa»)

di Pino NARDI

17 Dicembre 2024
Ugo Duci

«L’Arcivescovo ci ricorda che i poveri, più che di una mera carità, hanno diritto alla giustizia. Sindacato letteralmente significa “fare giustizia insieme”: dobbiamo batterci, “salire sul monte” e alzare la voce perché una delle maggiori ingiustizie che attraversano il nostro Paese, l’evasione fiscale, per cui spesso chi ha di più contribuisce di meno rispetto a chi ha poco o nulla, sia definitivamente debellata, con politiche, controlli, deterrenti e sanzioni adeguate». Lo sostiene Ugo Duci, segretario generale della Cisl Lombardia, commentando il Discorso alla Città dell’Arcivescovo, che venerdì scorso ha visitato la sede regionale del sindacato.

«La stanchezza della gente non è per la fatica del lavoro, perché la gente lavora con passione e serietà, impegna forze, risorse intellettuali, competenze. Lavora bene ed è fiera del lavoro ben fatto. La gente è stanca di un lavoro che non basta per vivere, che impone orari e spostamenti esasperanti. La gente è stanca degli incidenti sul lavoro, è stanca di constatare che i giovani non trovano lavoro e le pretese del lavoro sono frustranti». Segretario Duci, come commenta queste parole dell’Arcivescovo?
L’Arcivescovo fotografa in maniera impietosa, ma assolutamente veritiera, la realtà di tante lavoratrici e di tanti lavoratori, a partire dai giovani che cercano un lavoro non solo per l’aspetto economico o professionale, ma innanzitutto per una ragione di senso, per realizzare un protagonismo che non li faccia sentire solo meri fattori della produzione. Ci sono tante donne che non scelgono il part-time, ma sono obbligate a farlo: ne consegue un salario che spesso non consente di arrivare a fine mese. E ci sono tanti lavori sottopagati, perché non regolarmente contrattualizzati, senza parlare del lavoro nero.

Monsignor Delpini è intervenuto anche sulla questione casa: «La città è stanca delle case abbandonate al degrado, del consumo avido del suolo, delle aree inutilizzate, delle case che potrebbero ospitare persone e che sono invece vuote per calcoli meschini, per paura verso chi cerca un’abitazione, per evitare fastidi. La città è stanca delle case occupate e sottratte a chi ne ha diritto». Come si può rispondere a questa che ormai si configura come un’emergenza sociale?
La lungimiranza dei Padri costituenti ha previsto il diritto a un’abitazione per tutti. Nei primi anni del Dopoguerra coerentemente la politica, in modo bipartisan, ha progettato e realizzato un grandissimo piano di case popolari in tutte le città italiane. Purtroppo da troppi anni questo diritto costituzionale non è stato più considerato dalla politica e dalle istituzioni. Ne è conseguito che, in una società iper capitalista e individualista, chi ha una casa che gli avanza o la affitta a prezzi improbabili o semplicemente la lascia vuota, perché ha paura di non poterne più disporre. È un circolo vizioso che va spezzato con una nuova politica per la casa.

Si parla da tempo del lavoro povero: «Quando il reddito del lavoro non basta per il sostentamento della famiglia, per la continuità di una attività produttiva, aumenta il numero di coloro che non hanno il necessario per vivere, anche a Milano, anche in Lombardia». Su questo fenomeno come si sta impegnando il sindacato?
Il sindacato deve innanzitutto e prova a svolgere il suo compito primario, che è quello di garantire un contratto e un salario dignitosi a ogni lavoratrice e a ogni lavoratore. Anche nell’anno che si sta chiudendo abbiamo rinnovato molti contratti con aumenti assolutamente significativi; ma dopo troppi anni di crescente inflazione, recuperare il vero potere d’acquisto dei salari richiede un ulteriore sforzo non solo di chi rappresenta i lavoratori, ma anche di chi rappresenta le imprese.