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Sirio 01 - 10 novembre 2024
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Biassono

«Don Simone, una morte che è rivelazione»

Presieduti dall’Arcivescovo i funerali di don Vassalli, morto improvvisamente domenica scorsa a 39 anni: «Il suo morire incide più profondamente la sua testimonianza in chi l’ha conosciuto»

9 Febbraio 2022

«Tutti coloro che hanno conosciuto don Simone ne hanno ricevuto parole sapienti, sorrisi incoraggianti, testimonianza di intensa vita di preghiera. Il suo morire è rivelazione: ciascuno ora capisce meglio quella parola, torna alla memoria con inedita incisività quel momento vissuto insieme, quella prossimità gentile, quella fraternità semplice e intensa. Proprio il suo morire incide più profondamente la sua testimonianza in coloro che l’hanno conosciuto». Così l’Arcivescovo, monsignor Mario Delpini, nell’omelia (leggi qui il testo integrale) pronunciata durante i funerali di don Simone Vassalli – il 39enne sacerdote ambrosiano morto improvvisamente domenica scorsa -, presieduti questa mattina nell’oratorio San Luigi di Biassono.

La maledizione

L’Arcivescovo ha avviato la sua riflessione con un’espressione veemente legata al momento della morte in croce di Gesù: «Morte, io ti maledico!». «Spietata» perché insensibile a lacrime e preghiere; «vigliacca», perché inaspettata; «stentata», perché non giunge quando è invocata; «bugiarda», perché dà l’impressione di essere mandata da Dio; «prematura», perché lascia vuoti apparentemente incolmabili; «improvvisa», perché non consente neppure un saluto: così l’Arcivescovo ha definito la morte, con riferimento anche alle circostanze della repentina scomparsa di don Vassalli.

Ma «il grido estremo» di Gesù sul Calvario «dichiara la sconfitta della morte, apre i sepolcri, inaugura la speranza invincibile». Così «la morte è annientata» e «ai figli di Dio è data la vita eterna». L’onnipotenza di Dio «trae anche dalle tenebre orrende della morte una nuova luce», «il grido che maledice la morte è nuova rivelazione» e la maledizione costringe la morte «a spalancare le tombe». Ecco allora che il morire, anche quello di don Vassalli, «diventa rivelazione».

Un messaggio di speranza

Don Simone Vassalli
Don Simone Vassalli

«Don Simone ha svolto bene il suo ministero, è stato circondato da stima e apprezzamento da tutti coloro che l’hanno incontrato», ha sottolineato l’Arcivescovo, ricordando i luoghi in cui il sacerdote ha vissuto e operato: Masate, l’Università, il Seminario, la Comunità pastorale di Biassono, Macherio e Sovico… Ma ora «anche coloro che non l’hanno incontrato, proprio per il suo morire così, ne sentono parlare» e «forse sono raggiunti da una commozione incomprensibile». Allora la morte di don Simone può far giungere «un messaggio di speranza… Il velo si squarcia e la luce si fa più intensa».

«Nessuno dica che Dio ha voluto la morte di don Simone, perché Dio maledice la morte e non c’entra nulla con la morte e colui che della morte ha il potere – ha ribadito monsignor Delpini -. Tutti, però, lasciamoci scuotere dal grido estremo del Figlio». La morte è sconfitta e nel mostrare questa sconfitta ecco «la nuova definitiva rivelazione».

Il ricordo di un confratello: «Simone, ci hai permesso di fare la Pasqua»

Fatale un malore

Nato nel 1982 a Vaprio d’Adda, entrato in Seminario dopo la laurea in Biologia e ordinato sacerdote l'8 giugno 2013, da allora don Simone Vassalli era Vicario della Comunità pastorale Maria Vergine Madre dell’Ascolto di Biassono. È stato trovato senza vita nella mattinata di domenica 6 febbraio davanti al Santissimo nella cappellina della sua abitazione: a causarne la morte un malore mentre pregava. Don Simone avrebbe dovuto celebrare la Messa e la sua assenza ha fatto allertare i soccorsi. La notizia della sua scomparsa è stata annunciata durante le celebrazioni, provocando un profondo shock tra i fedeli, che nelle scorse serate si sono riuniti per recitare il Rosario in oratorio, dove era allestita la camera ardente.
Pochi giorni prima della sua ordinazione sacerdotale aveva scritto una testimonianza per Chiesadimilano.it: «Nessuno ha un amore più grande di questo». La sua vocazione era ispirata dal versetto di Giovanni.